giovedì 9 settembre 2010

da Cupinoro si vedeva casa mia

Mi sveglio nella mia oasi infelice di avanzi. Pensieri di fango e rifiuti. Sono in alto. Alzo lo sguardo verso la luna e puntuali arrivano le vertigini. La vertigine non è paura di cadere. Ma neanche voglia di volare. È semplicemente il richiamo del fallimento. È l’abisso che ti chiama, ti dice “tanto cadrai, affonderai. Tornerai a toccare il fondo. Affogherai nel fondo.”
Torno giù.
Accarezzare la testa di un cane che sputa sangue e vederlo morire. Poi andare ad un concerto. Leo è questo che siamo? Perdere i pezzi nel labirinto del Minotauro. Pascoli era noioso. Io sono noioso. Da Cupinoro si vedeva casa tua. Dimenticabile. Vincibile. Mi sarei chiuso in un angolo se non fossi stato così goffo e sgraziato.
Nei miei sogni migliori non c’è più posto per me.
Nei miei sogni migliori non c’è più posto per me.

Nei miei sogni migliori non c’è più posto per me.

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