martedì 23 dicembre 2008

Nel Braccio della Morte

Passeggiando su foglie secche e aspettative obsolete. Stento a capire se il morto-che-cammina sono io oppure i passanti. Il vuoto di questi giorni si accentua ulteriormente andando a gravare nelle passività del bilancio di una vita in perdita. La monotonia di certi pensieri mi sta uccidendo più velocemente del solito. "è una disgrazia, Wilhelm, le mie energie si sono tramutate in un'inquieta indolenza, non posso restare in ozio nè sono capace di fare qualcosa". Un disagio tossico scorre nelle vene. E travasa nei capillari. E si fa strada sino al cervello. Cazzo. Cazzo. Cazzo. NON SIAMO UNA FOTTUTA SCATOLA DI BISCOTTI. E io per non essere un biscotto ho trasformato le mie scaglie di cioccolato in lacrime. E ho trovato il calore umano nella cera bollente. E ho comprato un cuore al mercato nero. E ho strappato gli occhi a tutti i cani randagi per non farlo ammalare, quel cuore. E ho cercato una qualche dignità col metal detector. E ho cominciato a mangiare i fottuti biscotti. Con la stessa perversa indole cannibale che contraddistingueva gli Apostoli mentre si nutrivano del corpo di Cristo. Io mangio biscotti, metabolizzando le loro paure e scavando nel mio intestino la loro fossa comune.
Sono loro i morti-che-camminano.

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