giovedì 2 luglio 2009

MARILYN MONROE A PORTAR VIA

La mia Marilyn Monroe a portar via entra precisa in uno zaino di medie dimensioni. Non c’è neanche bisogno di farla a pezzi. Non ha mai giocato con le bambole, convinta che le Barbie umiliassero le donne. Bidimensionale nell’universo. Ricordo i suoi sorrisi a luci rosse e le nuvole illegali che riempivano le nostre stanze abbandonate. Bidimensionale nelle mie tasche. Mi vedeva azzurro come un principe. Ridevamo inventando nomi per oggetti inesistenti ed eravamo stupidi come le barzellette sul Cucciolone. Bidimensionale nella pornografia. Prima di addormentarsi, si strappava gli occhi e li appoggiava sul mio comodino. Spesso li vedevo piangere, ma loro imbarazzati non avevano palpebre dietro cui nascondersi. Sui treni giocavamo a tris incidendo croci e cerchi sui nostri bracci. Vinceva sempre lei. L’ho conosciuta ieri. Dopodomani. Tre vite fa. Sedici evoluzioni or sono. Giurava che quando crocifissero Gesù lei era in bagno a rifarsi il trucco. Le sue unghie mi riportavano alla mente tutte le speranze morte nella guerra civile tra cuore e cervello che non sono state seppellite e ora girovagano tra le mie lenzuola come spettri. Non aveva bisogno dei pastelli perché tanto lei era l’arcobaleno. Quando partivamo scordavamo sempre di portare con noi il dentifricio, e la cosa ci divertiva da morire. Profumava di stelle. Amava la matematica. I suoi baci erano un assioma del piacere. Costruiva barchette di carta che non affondavano mai. Riciclava i miei sogni; nelle sue mani tornavano ad essere speranze, non delusioni. Faticavamo a sorridere da quando avevano inventato gli ombrelli. Bruciavamo per la passione e per l’effetto serra. Bruciavamo sotto la pioggia. Un giorno d’estate abbiamo cominciato a morire. Al ritmo dei gatti avvelenati in questo fottuto paese del cazzo. Tra cinque minuti lei potrebbe non esistere più. Ma come sempre continuerò a sentirla ancorata al mio nucleo caudato che stringe più forte per farmi girare la testa. E se dovessi sentire qualche fitta alla tempia sinistra, sarò certo che è lei che cerca di uscirmi dal cranio per comprare le sigarette. Sorriderò. Piangerò. Fischierò. Fumerò. Morirò di nuovo. Rifumerò. Fischierò. Piangerò. Riderò. Sarà bello provare la mancanza per qualcosa che non esiste. Per qualcosa che non è mai esistito. Per qualcosa che non esisterà mai. Per qualcosa come la mia Marilyn Monroe a portar via.

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