lunedì 3 gennaio 2011

LA DOLCE VITA

…notai che mi seguiva. Feci finta di nulla, svoltai a destra senza voltarmi. Poi a sinistra. Poi a destra. E ancora destra. E di nuovo a sinistra. Mi guardai alle spalle il più vagamente possibile. Era sempre dietro di me. Proprio come te la mostrano nella sua più consueta rappresentazione. Tunica nera. Cappuccio nero. Niente pelle e carni e cartilagini. Uno scheletro con le orbite vuote. Quasi vuote. Sembrava di poter vedere le stelle, in quei buchi senza occhi. La falce stretta con entrambe le mani. Capii che scappare non era molto logico.
- Perché mi segui?
- Sto solo camminando un po’
- È arrivata la mia ora?
- No.
- Allora perché mi segui.
- Facciamo solo la stessa strada. È una coincidenza e nulla più.
- Ah.
- Vedi, io sono una solitaria. Io non vorrei nessuno con me. Io non vado da nessuno. Sono tutti che prima o poi vengono da me.
- Allora arrivederci
- Ciao.
Continuai a camminare. Un cane pisciava sulla ruota di una Mercedes. Ormai era buio. In cielo si vedevano le prime stelle. Bisogna essere un dio per inventare qualcosa come la morte. Mi avviai verso casa…

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