giovedì 20 febbraio 2014

I'm afraid of changing 'cause I built my life around you

Che se certi giorni sono meglio di altri, il tempo che passo con te è un unico, vasto, integerrimo lasso temporale senza principio né termine. Non posseggo altre date sul calendario oltre al tempo che passo con te. Il resto è solo un contenitore vuoto e informe dal quale prendo le distanze. Problemi che si risolvono e mi verrebbe da dire che ho risolto il problema ma c’è qualcosa che non mi torna allora mi correggo - abbiamo risolto il problema. Tutti quei verbi che coniugati alla prima persona plurale dell’indicativo presente finiscono in –amo e mi viene da sorridere.

I fantasmi ormai sono solo polvere.
Solo polvere.

Sarà bello correre da te e aiutarti a pulire la camera da letto. 

martedì 17 settembre 2013

in due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore

Durante questi tre anni sono caduti regimi e ribelli. Sono cadute le bombe. Sono precipitati autobus, prodotti interni lordi, aerei sovietici. La decenza. A qualcuno è cascata la casa. Ad altri i denti. Sono cadute stelle capelli elicotteri. I meteoriti sfioravano la Terra e si sbriciolavano sulla Siberia. Il pulcino Pio e danza kuduro e i One Direction e no signora no sono scesi dalle classifiche. Benedetta la forza di gravità. E' affondata la Concordia e le chiacchiere visionarie dei Maya. E' caduta così tanta pioggia che si è allagata Roma. E' caduto il Grande Fratello. E' caduto il Barca. E' caduto pure Berlusconi. I bambini si sono sbucciati le ginocchia. Tyson è andato al tappeto. Papa Ratzinger, k.o. pure lui. Casca il mondo - casca la terra - tutti giù per terra! A mia madre è calata la pressione. A mio padre la pensione. Sono crollate vite e progetti e sicurezze e pani quotidiani e sogni e sognatori. Sono crollati pomeriggi nei letti d'ospedale. Sono cadute le querce secolari. Buttate giù dai fulmini. Ai vecchi le giunture colavano come sudore. A qualcuno gli hanno strappato le aspettative di vita e gliele hanno gettate nel gas. Un tizio accalappiava i cani randagi e li dava in pasto alle tigri del circo. I cani randagi che non si reggevano sulle zampe. Che cadevano. Che non si alzavano mai più. E c'era ancora chi tra un amore infranto e la coda alle poste costruiva un ponte solo per buttarsi di sotto.

Poi ci siamo noi. Così indifesi. Così invincibili.
Neanche ce ne siamo accorti che il mondo intanto dava il peggio di sè.

lunedì 1 luglio 2013

UNTIL MY DYING DAY

Io non supererò le correnti gravitazionali. Non supererò lo spazio e la luce.
Io invecchierò insieme a te.
Senza scorciatoie.

venerdì 7 giugno 2013

SINCRONIZZATI

spesso il male di vivere ho incontrato
era nel tizio di turno che sul 409 ogni volta prenota la fermata di Portonaccio / Silvio Latino e io arrivo trenta secondi più tardi; negli esami alle 8 di mattina; nel portafoglio disabitato. Quando piove troppo e quando fa troppo caldo. Nella radio bastarda che passa i Green Day e la connessione che si impalla e il computer si spegne che ha caldo pure lui. Quel male di vivere quando poi stiamo fatti e il freezer tituba che è vuoto. Quando vuoi andare in Sardegna e io ho 5 euro in tasca ma devo comprare il tabacco e spero di aver fatto male i conti in tasca e scoprire che sono ricco ma poi alla fine non sono mai ricco. Quando ti hanno trattata male nel forum di matematica, che loro non lo sanno che noi possiamo resistere, che noi siamo forti e possiamo scirvere VAFFANCULO MATEMATICI.

- intanto in televisione c'è Ghost e il cantante dei Platters canta I need your love mentre il fantasma sventola un penny in faccia a Demi Moore e io ti guardo dormire che è uno spettacolo e capisco che la mia vita tipo coincide con la mia vita, non potrei chiedere di meglio e infatti mi sto zitto -

Troppe volte lo incontreremo ancora, questo male di vivere, questi dettagli piccoli e sfumati di un'esistenza perfetta. Sarà bello sorridere e non rendersene conto. Sorridere e fare spallucce. E anno dopo anno festeggiare il tuo compleanno.

venerdì 29 marzo 2013

erano sogni che si realizzavano e io li chiamavo deja vu

quelli di ieri pomeriggio e di un sacco di pomeriggi fa quando mi inventavo un pigiama con un paio di calzoncini più malconci di me e una maglietta nera dei NIN solo per essere degno di te. Che da quando stiamo insieme ho smesso di imbastire una vita e mi godo quello che ho. E corro anche se ho il fiato corto. Sui treni in ritardo e sul mondo che gira dalla parte sbagliata. Corro anche se mi tremano le gambe. Il mondo gira sempre dalla parte sbagliata ma io corro più forte. Corro che forse sorridi e non me lo voglio perdere.

Fotocopia la felicità. Fotocopiala in bianco e nero che le fotocopie a colori costano troppo. Posale là, sulla scrivania, vicino ai cereali e alle cartoline di Carlos Amorales, poi va a dormire. E cerca di fare bei sogni. Almeno tu in tutto il mondo fai bei sogni. Che domani arrivo io, con una scatola di pennarelli, e le coloriamo insieme. Tra un bacio e un deja vu.

mercoledì 14 novembre 2012

ti prego, mondo, non finire

perché oggi come oggi non mi piacciono i mondi che finiscono - oggicomeoggicomedomanicomepersempre. E quando arriverà il millennium bug ci appoggeremo alla finestra a guardare i ferri da stiro e le slot-machines distruggere l'umanità fischiettando qualche motivo stupido - mi piace molto quando fischietti motivi stupidi - con le mani sul mento e un po' di freddo in saccoccia. La fatidica notte del millennium bug. Quella di dodici anni fa. La passeremo insieme. Illogicamente meraviglioso. Come quando mi aspetti affacciata alla finestra del bagno e io ti saluto con la mano. O quelle volte che indossi la tuta dell'invisibilità e mi aspetti affacciata alla finestra del bagno e io non ti saluto con la mano perché non ti vedo. Che in verità lo so che sei lì - ti fiuto ma ti reggo il gioco. Tutto questo per dirti grazie. Grazie anche da parte di centotrentasei alberi che non sono diventati carta. Grazie per la nostra vita insieme, la nostra pigrizia, i nostri bus in ritardo, i nostri conti in tasca, i nostri meteoriti schivati, la nostra solidità in un mondo precario, i cerotti per i punti neri fatti in casa, le serie tv, le sere tv , il pigiama e i baci e l'amore l'amore l'amore e tutto il resto. Grazie per il nostro letto grosso quanto il mondo. Perché nessun posto è così verticale da impedirci di sdraiarci.

lunedì 17 settembre 2012

non è vero che sono i poli opposti ad attrarsi

perchè noi siamo uguali. e così sono passati due anni e ora ho parecchie doppiepunte. devo tagliarmi i capelli. lo farò in uno degli altri mille anni che verranno. con comodo. e sguazzerò tra i tuoi smalti e le tue ansie peggiori fino all'ultima ruga. misurerò con il goniometro l'angolatura delle tue giornate storte e le raddrizzerò risolvendo equazioni assurde invece di studiare economia internazionale.

sabato 28 luglio 2012

così non andremo da nessuna parte
ma almeno ci andremo insieme

venerdì 8 giugno 2012

1:27 pm

Siamo andati a dormire due ore dopo ed eri triste come un cerbiatto ferito. Però mi hai protetto lo stesso da quei fantasmi che non mi lasciano dormire la notte. Quei fantasmi che sono solo degli stupidi. E steso accanto a te non dormo ma riposo. Tanti saluti ai sogni d'amianto. E quanto eri bella la mattina dopo - che poi sarebbe questa mattina - lo sanno solo certi angeli particolarmente guardoni e io, che ti sto ad osservare sdraiata sul divano mentre scrivo queste poche parole.

sabato 14 aprile 2012

Bella. Come il finale di un film bello.

Facevamo la dieta delle lune. Ad ogni alimento era associato un valore numerico, la cui unità di misura è una o più lune. Io potevo consumarne quattordici, di lune, tu dodici.
Ad un certo punto ti ho guardato ed ho detto: «io ho una sola, grandissima luna.
«Bene, io ho undici lune più di te» mi hai risposto.
E così mi hai fatto sorridere.

sabato 7 aprile 2012

me ne stavo da solo vicino all'ospedale vecchio e
vedevo la luna e allora mi mancavi perché all'ospedale vecchio
la luna si vede e la Puglia no

giovedì 19 gennaio 2012

Il giorno in cui mi hai sussurrato che ti rendo più triste che felice era sottinteso che stavamo giocando al gioco dei contrari.


I

Ho sentito recentemente la storia di una coppia di agapornis che vivevano insieme da quasi due anni, in una gabbietta gialla di duemilaquattrocento centimetri quadri, senza affitti da pagare o menù straordinari la domenica a pranzo. Un giorno il maschio si è ferito la zampa, e confondendo il rosso del sangue per un parassita, si è beccato a morte. La femmina è rimasta sola e allora non mangiava più e non beveva più e non dormiva più e non volava più e non rideva più e non viveva più. Si è lasciata morire. Quando ho sentito questa storia ho sperato fortemente nell’esistenza del paradiso dei pappagalli. Se lo meritano più di noi. Poi ho pensato a te, e non ho acceso la tv, ma sono rimasto sdraiato sul letto, come un’orca bianca arenata sulla spiaggia solitaria tra il buio della notte. Forse sul letto di casa tua spiaggerei più comodo.

II

Per farti una sorpresa volevo farti volare. Volevo unire centinaia di palloncini pieni d’elio e legarli su di una sedia e farti volare. Mi piaceva l’idea di vederti salutare con la mano da sopra una sedia volante. Allora mi ci sono messo sul serio. Ho preso calcolatrice e taccuino e matita e oki e ho calcolato tutto. Il peso specifico dell’aria è di 1,29 kg/mc. Il peso specifico dell’elio è di 0,179 kg/mc. La loro differenza, sempre al metro cubo, è di 1,111. Senza tralasciare il peso del palloncino, ciò significa che un metro cubo d’elio solleva su per giù un kilogrammo. La capienza di un palloncino di medie dimensioni è di 20 litri, che equivale a 0,02 metri cubi. Per farmi un’idea ho calcolato che per alzare 50 kili (50/0,02) occorrono 2500 palloncini. Duemilacinquecentopalloncini.
Allora sono andato sul sito della Ryanair. Ma spesso e volentieri continuo ad immaginarti mentre mi saluti con la mano da sopra una sedia volante.

III

C’è un pullman che sterza ai piedi del Vittoriano, cavalcando i fori imperiali dopo la rotatoria, e poi passa anonimo tra la luce rossa del tramonto e dei fari delle auto in coda sotto al Colosseo. Prosegue lungo piazza San Giovanni tagliando la strada a San Francesco d’Assisi e corre ancora. Congiunge gran parte della Roma che conta, la Roma romana, la Roma imperiale. Poi arriva sotto casa tua. E lì si ferma.

martedì 17 gennaio 2012

RECESSIONE

Se quantificassero la fortuna che ho avuto nell'averti incontrata per tassarne il 6%, il prodotto interno lordo risorgerebbe come il sole domani mattina. come la quiete dopo la tempesta. come me sedici mesi fa.

martedì 20 settembre 2011

e capire cosa mi hai detto al cellulare e chiederti di ripeterlo solo per ascoltare ancora una volta il suono della tua voce

sabato 17 settembre 2011

trecentosessantacinque giorni, festivi inclusi

Questa è una storia di distanze frantumate e resistenze superate, iniziata trecentosessantacinque giorni fa, sotto la luce inusuale di una stella che esplode, e finita mai. È la storia di una mano che ha accarezzato le macchie del passato fino al punto di cancellarle, da eroderle, lasciando gocce di una rugiada che non si asciuga mai. È la storia di un sorriso così deciso da diventare verdetto inoppugnabile, sacrosanta giustizia tra le ingiustizie del mondo, come i treni in ritardo e le scarpe che si slacciano ad ogni passo. È la favola di un sole che tutto sommato può essere fresco e gradevole, di un amore impeccabile e della manifestazione miracolosa di certi versi di Prevèrt e di due grandi occhi in grado di abbracciare.
È la storia di un ragazzo che sta cercando nell’universo un punto lontano un anno luce, per rivedere ancora una volta l’avvolgente momento in cui due persone si innamorano, ma stavolta cercando di non meravigliarsi. Ma alla fine meravigliandosi.

giovedì 28 luglio 2011



quest'estate i ventilatori e i girasoli ti seguivano con lo sguardo. un maestrale arrogante soffiava mille flauti magici. ti prometto che vinceremo quel gioco a punti. e dormivamo con la luce spenta e ti vedevo lo stesso. farò in modo che i tuoi occhi non si abituino mai al buio. che quando sono andato via il cielo ha messo il broncio e c'era l'arcobaleno. e non sto parlando di una figura retorica.

venerdì 10 giugno 2011

PER IL TUO COMPLEANNO...

Il mondo è diventato una torta.
Le nuvole zucchero filato che fluttuava su un cielo di pistacchio. C’eravamo svegliati da poco sopra una mousse al caramello. Ricordo marciapiedi di nutella dove scaglie di cioccolato crescevano solenni tra l’erba e petali di panna montata. Muri di stracciatella celavano fondamenta di marzapane. Camminavamo tra canditi e ciliegine come fossimo Hansel e Gretel. E muffin con la forma di alberi lasciavano cadere mille mirtilli di importazione spagnola. Il meteo prevedeva un brusco acquazzone di zucchero filato che poi purtroppo non c’è stato. In compenso un bel venticello di glassa ci ha accompagnati mentre passeggiavamo. Che sei inciampata su una fragola e ti sei sporcata di vaniglia. I bus alla nocciola traballavano sulla strada di confetti che portava a casa tua. E c’era traffico ma non facevamo tardi perché il tempo era diventato miele.

In alto, un grande sole allo zabaione faceva della nostra ombra un ipocalorico amore.

martedì 3 maggio 2011

VIENI AD ALBEGGIARE

Cara xxxx

In questi ultimi giorni sei diventata un piacevole stato d’animo, e da più di sette mesi la bellezza delle cose risulta essere parecchio sfacciata. Tutto è stupendo. Mai avrei immaginato che il sole sarebbe entrato nella mia vita privata. E invece eccolo qua. Proprio ieri mi ha confessato che non brilla di luce propria (come sostengono gli scienziati), ma semplicemente riflette la tua luce. Quindi per me non è più l’alternarsi di sole e luna a scandire la differenza tra giorno e notte. Il giorno è quando ci sei tu. Il tramonto quando ti nascondi sotto le coperte. Ma la cosa che preferisco è l’alba del tuo risveglio.

Ti scrivo per chiederti di venire quì il prima possibile, perchè questa notte sta durando un po' troppo.
Vieni quì.

giovedì 21 aprile 2011

mi è rimasto un tuo bacio in mezzo ai denti

lunedì 21 marzo 2011

SNAFFY’S GONNA CHANGE MY WORLD

Sono bei giorni. Sono da poco un dottore è ho scoperto che un’alba è più bella di un tramonto. Tanti progetti supersonici e un punto stabile intorno a cui girare. Un chiodo fisso in mente piantato col martello di Efesto. Ricordo la prima volta che sono andato in Puglia, lo spettacolo del sole che sorgeva tra i trulli di Alberobello. Proprio ieri ho visto invece l’alba in un paio di occhi stanchi ma dolci che si svegliavano alle 9 di mattina accanto a me. Ho sentito l’alba dirmi buongiorno.
O sole mio sta 'nfronte a te.
Per strada c’era un cane che cercava un abbraccio tra la spazzatura mentre noi storpiavamo le canzoni dei Beatles con commovente disinvoltura. Non c’è più possibilità di tristezza.
Questo blog, questa specie di diario poco segreto, anfiteatro dei miei ricordi, non è mai stato così caro. Poi me ne sono andato e come regalo ti ho lasciato la primavera.

giovedì 20 gennaio 2011

anche se avessi avuto la pelle di un colore inconsueto saresti stata bellissima

Nella tua stanza fa troppo caldo perché sei il sole. E quando i tuoi raggi incontrano le mie lacrime nascono arcobaleni. Sono lì, proprio nei miei occhi, ed è in quel momento che tutto diventa una carezza. I temporali sono canti d’usignolo. Le sirene dell’ambulanza sinfonie di Beethoven. Allora spremi le tue emozioni come tubetti di tempera che poi colorano il mondo. E sei sempre lì. Capitale del mio stato mentale.
Circa un anno fa sono quasi morto annegato.
Oggi vivere è il mio hobby preferito.

lunedì 3 gennaio 2011

LA DOLCE VITA

…notai che mi seguiva. Feci finta di nulla, svoltai a destra senza voltarmi. Poi a sinistra. Poi a destra. E ancora destra. E di nuovo a sinistra. Mi guardai alle spalle il più vagamente possibile. Era sempre dietro di me. Proprio come te la mostrano nella sua più consueta rappresentazione. Tunica nera. Cappuccio nero. Niente pelle e carni e cartilagini. Uno scheletro con le orbite vuote. Quasi vuote. Sembrava di poter vedere le stelle, in quei buchi senza occhi. La falce stretta con entrambe le mani. Capii che scappare non era molto logico.
- Perché mi segui?
- Sto solo camminando un po’
- È arrivata la mia ora?
- No.
- Allora perché mi segui.
- Facciamo solo la stessa strada. È una coincidenza e nulla più.
- Ah.
- Vedi, io sono una solitaria. Io non vorrei nessuno con me. Io non vado da nessuno. Sono tutti che prima o poi vengono da me.
- Allora arrivederci
- Ciao.
Continuai a camminare. Un cane pisciava sulla ruota di una Mercedes. Ormai era buio. In cielo si vedevano le prime stelle. Bisogna essere un dio per inventare qualcosa come la morte. Mi avviai verso casa…

venerdì 24 dicembre 2010

CENTO CANDELINE e non essere mai nato.

Troppo spesso mi domando perché, ma ogni volta mi avvalgo della facoltà di non rispondere. È finito il più bell’autunno della mia vita. Ma non è mai troppo tardi per iniziare a fumare. Guardando il calendario, l’inverno mi ammiccava. E il sereno è la più diffusa delle nubi.

venerdì 17 dicembre 2010

e le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo

Un quattrocentesimo di secolo fa non nevicava. Non fotografavo il cielo. A Roma non si moriva d’amore. Naufragare in fiumi di asfalto era il piano B di nessun piano A. Il peso specifico delle mie introspezioni era devastante. Un quattrocentesimo di secolo fa era un milione di anni fa. Il mondo intero era sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra, gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l'aspetto di desolanti deserti. Un quattrocentesimo di secolo fa era blu. Ovunque c’era gente morta che non moriva. Gente morta che non moriva. Gente morta che non moriva. E io non ero da meno. Un quattrocentesimo di secolo fa era venerdì 17, e Jason ci sorrideva.

domenica 31 ottobre 2010

e non ci sarà lieto fine. che il lieto fine è comunque una fine. e io non la voglio una fine.

lunedì 25 ottobre 2010

David Beckham sleeping

…e così il tempo passava loquace. Dolce far tutto. E il verso era quello giusto. Che sognavo ad occhi aperti ma le lenti degli occhiali erano troppo appannate. Poi contro ogni pronostico è arrivato venerdì 17 a portarci fortuna. Quando incendiavano il Colosseo e noi ci baciavamo. A tratti così smielati da ricordare un film di Federico Moccia in 3d. Perché il contesto era il migliore. Anche se la crisi economica si abbatteva su tutti come neve che cadeva lieve su tutto l’universo, su tutti i vivi, su tutti i morti. Praga è la città di Kafka. Roma è la città nostra. Il contesto è il migliore. E il testo siamo noi. Abbastanza stanchi da riuscir a far tutto. Da nasconderci dietro i muri ciechi di Parigi. Da bestemmiare al Vaticano. A piazza Marconi i titani si svegliavano e noi ridevamo. E se ci fosse stata una terza guerra mondiale ci saremmo salvati con la diplomazia. E ne sono contento perché mi piace la diplomazia. E mi piace dormire male in due su un letto singolo. E mi piace quando sbuffi che non vuoi fare il caffè. E mi piace fumare in camera tua dopo il caffè. E mi piace capire quando sbaglio. E mi piace perdere tempo aspettando treni che non arrivano mai puntuali. E mi piace volerti regalare il mondo ma non avere mai un soldo in tasca. E mi piace la tua pelle d’oca. E quel sorriso che fai quando sai tu. E passare giorni interi con te. Come quando siamo andati a Perugia e c’era un mondo di troppo ma siamo stati bene lo stesso, temporeggiando in stazione. Tra l’umidità di un pozzo etrusco a sognare sottoterra. Silenziosi quanto basta per non svegliare David Beckham. E mi piace rispettare i tuoi diversi punti di vista. Che a villa Doria Pamphilij vedevi una nuvola a forma di drago ma a me sembrava un pene gigante. E un grande cammello che poi si è dissolto in cielo. Che poi ci baciavamo vicino ai fori romani e i corvi ci guardavano male. Poi un giorno hanno scoperto che l’universo è nato in uno dei tuoi primi compleanni. E la cosa mi ha fatto parecchio piacere. E ogni volta me ne andrò via col sorriso perché sarà bello tornare.

E mentre mi dirigevo verso casa ho visto gli zombi cercare di salire sulla metro alla fermata di Termini. Lenti e inesorabili. Erano tristi come tutti i pendolari del mondo tranne me. In treno sono scivolato tra le braccia di Morfeo ed ho sognato di essere un demone. Poi mi sono svegliato e non mi sono addormentato mai più.

venerdì 1 ottobre 2010

PROCTOLYN

Stare con te
era
come stare seduto su
una nuvola.
Ma nonostante tutto
le emorroidi
erano ancora come
la leggerezza dell’essere:
insostenibili.

giovedì 30 settembre 2010

Forse ho trovato il mio punto d'appoggio per sollevare il mondo.

giovedì 9 settembre 2010

da Cupinoro si vedeva casa mia

Mi sveglio nella mia oasi infelice di avanzi. Pensieri di fango e rifiuti. Sono in alto. Alzo lo sguardo verso la luna e puntuali arrivano le vertigini. La vertigine non è paura di cadere. Ma neanche voglia di volare. È semplicemente il richiamo del fallimento. È l’abisso che ti chiama, ti dice “tanto cadrai, affonderai. Tornerai a toccare il fondo. Affogherai nel fondo.”
Torno giù.
Accarezzare la testa di un cane che sputa sangue e vederlo morire. Poi andare ad un concerto. Leo è questo che siamo? Perdere i pezzi nel labirinto del Minotauro. Pascoli era noioso. Io sono noioso. Da Cupinoro si vedeva casa tua. Dimenticabile. Vincibile. Mi sarei chiuso in un angolo se non fossi stato così goffo e sgraziato.
Nei miei sogni migliori non c’è più posto per me.
Nei miei sogni migliori non c’è più posto per me.

Nei miei sogni migliori non c’è più posto per me.

domenica 15 agosto 2010


Ecco il ferragosto del nostro scontento.

venerdì 13 agosto 2010

piove sempre. solo che certe volte la pioggia non bagna

Piove sempre. Solo che certe volte la pioggia non bagna. La forza di andare avanti è più che altro forza d’inerzia. Scivolo tra giorni nati stanchi e rioni mentali. Il susseguirsi di sole e luna mi ha fatto girare la testa. Mi ha fatto pensare a te. La mia più grande insufficienza. Non sono il migliore di parecchio. Meglio.

Non posso accettarmi, ma posso tollerarmi.
Non posso sparire, ma posso annullarmi.
Non posso scoparti, ma posso masturbarmi.
Non posso non vedere, ma posso abbassare il capo.

Tollerarmi. Annullarmi. Masturbarmi. Abbassare il capo. È tutto quello che devo fare per vivere. Ma questo non è vivere; questo è frantumarsi, disperdersi, limitarsi. Questo è mutilarsi l’anima; è aspettare Godot. È distruggersi.

lunedì 2 agosto 2010

ci vediamo alle tre e un quarto al p. livello

e avrei voluto aggrapparmi all'asse terrestre e fermare il mondo. poi mi sono guardato intorno e il sole brillava comunque. gli uccellini cinguttavano comunque. il cielo era azzurro comunque.
forse è stato meglio così. te ne sei andata nella più bella giornata estiva. tutto muore, soprattutto le persone. e con te un pezzo di infanzia. ma non tutto se ne va. rimangono pomeriggi a giocare a palla e vacanze in Trentino. e le giornate al lago. e gli appuntamenti delle tre e un quarto al passaggio a livello.
qualcosa rimane per sempre.
nessuno va così lontano da essere dimenticato.

RIP

mercoledì 23 giugno 2010

NONOSTANTE DIRITTO PRIVATO

Nonostante diritto privato. Nonostante il caldo di giugno. Nonostante il freddo di giugno. Nonostante il sonno. Nonostante i riff pesanti. Nonostante le perdite di petrolio e i mari inquinati dalla BP. Nonostante Pasolini morto. Nonostante le guerre, i terremoti e la fame nel mondo. Nonostante l’inflazione. Nonostante il trionfo gravitazionale sul mio letto. Nonostante il malumore cronico. Nonostante i sogni lontani e la macchina in riserva. Nonostante l’Italia di Lippi. Nonostante le zanzare. Nonostante l’atarassia che non arriva mai. Nonostante le rivoluzioni su facebook. Nonostante le pareti bianche della biblioteca. Nonostante il silenzio della biblioteca e il rumore delle preoccupazioni. Nonostante tutto. L’altro giorno sono riuscito a strapparti un sorriso.

venerdì 18 giugno 2010


avere una vita da non passare con te non è vivere.
penso che sia una punizione più che sufficiente.

venerdì 11 giugno 2010

Mamma, che ne dici di un romantico alla Tuscia

Non esistono bicchieri troppo pieni, notti troppo lunghe, giornate troppo intense. Credo fortemente che se esisto non sia per la presenza di un dio o di una qualsivoglia entità superiore; credo piuttosto che il calcolo delle probabilità sia stato molto generoso con me. Proprio in questo momento il sole deviato dai merletti del castello disegna una scacchiera di luci ed ombre. Esistono attimi così importanti che andrebbero diluiti in una vita intera. Respirare è un requisito necessario ma non sufficiente per vivere. Come abbiamo potuto scambiare un po’ di solletico per fine sarcasmo inglese? Forse non finiamo all’inferno per quello che facciamo. Forse finiamo all'inferno per quello che non facciamo.

venerdì 4 giugno 2010

13 dicembre 2009

Cara xxx

Ti scrivo da una stella vicino Orione che ho scovato per sbaglio l’altra notte. Schivo telescopi guardoni ed eccessi gravitazionali da dentro un cratere dove ho costruito una fortezza coi cuscini. Qui non c’è nessuno che mi odia e nessuno da odiare, quindi paradossalmente mi sento meno solo. Quando mi annoio, guardo la terra ma sono troppo lontano e non riesco a vedere nessuno, tuttavia sono ancora abbastanza vicino da ricordare ogni cosa. Un mondo soltanto non è altro che un acquario per pesci d’aria. So che potrebbe essere pericoloso affezionarsi troppo ad un sogno, ma almeno qua non ho più paura del buio.

mercoledì 2 giugno 2010

mentre ci abbracciavamo gli alcolizzati delle sei cadevano nel fango

Il flash della macchina fotografica ha nascosto le tue lentiggini. Comunque le custodisco nella memoria. In treno pensavo che avere sonno ed essere svegli è il senso della vita. Piazza Bologna ci stava un po’ stretta ma ci siamo rimasti parecchio. Poi ci siamo ritrovati sdraiati in un prato e io non riuscivo a bere la grappa. La sera al lago mi hai detto che dalle tue parti non si trovano i cornetti con la cioccolata bianca e io ho pensato che potrebbe essere un valido motivo per tornare presto. Ma non te l’ho detto. Nel dubbio ti ho disegnato una mappa per arrivare a casa mia. Un’improbabile geometria di rette in scala variabile. Ma tanto tutto era improbabile. Come l’improbabile geometria di ricordi ripensando all’allevamento di polvere di Man Ray in cui abbiamo dormito male. My empire of dirt. Il giorno dopo abbiamo intrapreso una crociera a cinque stelle delle panchine di Roma dove faceva caldo al sole e freddo all’ombra. E le mie citazioni inutili ti hanno fatto storcere un po’ il naso. Che il silenzio è d’oro e io sono un pezzente.
Mentre ci abbracciavamo gli alcolizzati delle sei cadevano nel fango. Ma la cosa non ti divertiva.
Poi ci siamo salutati e la cosa non ha divertito nemmeno me.
E tra tre mesi ti dirò che era da un quattrocentesimo di secolo che non ci vedevamo. E magari penserò che mi sei mancata ma non te lo dirò.

mercoledì 19 maggio 2010

Ma alla fine mi alzo.

Ci sono sentimenti che sono sentimenti portanti. Uno di questi è andato distrutto ed è crollato tutto il mio equilibrio, le mie ragioni. Allora mi sono sentito come uno di quei libri che inizi a leggere ma poi lasci a metà. Bere assenzio non ha fatto di me un poeta maledetto. Però mi ha interdetto. L’Odissea dalla porta di casa al letto. E non ho mai tasche da svuotare. Se vendessero il cielo sarei più parsimonioso. Uno su mille ce la fa. Io sto coi novecentonovantanove che non ce l’hanno fatta. La palla è rotonda ma certe volte il campo è in pendenza. Ormai sono un pesce che galleggia nell’abitudine. E mi risveglio in uno di quei giorni in cui anche alzarsi dal letto è una Mission Impossible. E allora non vorrei alzarmi mai. Ma alla fine mi alzo.

domenica 2 maggio 2010

"io ti darò un cesto di stelle di plastica"

se ti regalano un cesto di stelle di plastica hai una buona ragione per essere felice

giovedì 22 aprile 2010

IL VUOTO NON INVECCHIA MAI

C’è qualcosa di sbagliato nella curvatura del mio sorriso, qualcosa che lo rende sgraziato. Forse perché rassegnarsi è un talento che sto cercando di affinare, ma per il momento anche se mi accontento non godo. È in questi momenti che capisco la condanna dei gatti di dover vivere sette vite. Che l’astuzia è un macigno da sostenere. Che la stupidità è uno scudo. Che mentre fisso il vuoto, il tempo scorre ma il vuoto non invecchia mai. Che tra di noi ci saranno sempre ceneri di un vulcano ad impedirci di volare.
In tutto questo ho perso qualche pezzo di troppo, d’altronde se i tuoi sogni sono in contrasto col mondo, o distruggi il mondo o distruggi i tuoi sogni. Ci rimetti in ogni caso. E gli spettri di come eravamo prima ancora mi perseguitano. Mentre dubito che verrai a dirmi che i fantasmi non esistono.

sabato 17 aprile 2010

una volta un vecchio saggio disse: "puoi proteggerti sotto un ombrello, coprirti con un impermeabile o anche non uscire di casa, ma non puoi impedire che la pioggia cada".
Quel vecchio saggio sono io.

sabato 10 aprile 2010

mi illumino d'immenso. mi spengo.

Eravamo fortissimi perché avremmo potuto prendere a sassate la luna. Eravamo fortissimi perché non abbiamo mai preso a sassate la luna. Come un grande romano impero che non crollava mai, ma alla fine è crollato lo stesso. Per semplici errori architettonici. E pensavo di sconfiggere la vitafobia. Che mi illumino di immenso. Ma mi spengo subito dopo. Il processo spontaneo di avvilimento: le carezze con il filo spinato e le azioni vitali ridotte ad un codice binario. Giocare una partita a scacchi senza re per non aver niente da perdere, ma in ogni caso perdere una certa dose di etica.
L’abbonamento agli abbandoni.
Scusa se oggi ho il ciclo e sono nervoso.

venerdì 19 febbraio 2010

"imprimo questa stanza nella mia mente; in futuro nella mia memoria io vivrò moltissimo in questa stanza"

Candele consumate. Bottiglie di birra senza birra. Una lampada senza genio. Frigo vuoto. Tutto finisce nella mia stanza. Solo il posacenere è sempre pieno. Progetti abbandonati nell’angolo dietro al letto, sogni lasciati sulla scrivania a prendere polvere. Anche gli scheletri sono scappati dall’armadio. Le uniche certezze sono i poster. E la cesta dei panni da lavare. Ogni volta che voglio fare il bucato, le lavatrici sono occupate dai lupi mannari.

Fogli bianchi aspettano di essere abitati dai colori, mentre opere dadaiste appese al muro ridono di loro. Vicino alla porta, una cartina fisica della Germania. Non ho mai sopportato le cartine politiche, ogni stato colorato diversamente e poi i colori più brutti toccano sempre agli stati meno “importanti”. E a separare non è la distanza, ma una linea. Ogni volta che la guardo smetto di puntare al cielo. C’è così tanto da vedere in terra.

Poco a sinistra, l’interruttore della luce. Ho sempre pensato che fosse un po’ il punto g della stanza, come se ogni volta che spegnessi le lampadine, le pareti godessero. Non riesco neppure a ricordare con esattezza l’intensità della luce. Dentro il lampadario bianco, pernottano stormi di moscerini morti durante la loro battaglia per il sole. Certe volte credo che lasciando la luce spenta ne abbia salvati parecchi. Altre volte invece penso di avergli negato il sogno di raggiungere il sole.

Il letto. Il punto dove credo di aver infranto tutti i comandamenti, di aver saziato tutti i sette peccati capitali più qualcuno provinciale. Le lenzuola azzurre strappate non so come in qualche incubo un po’ retrò. Al materasso duro come un libro di Bukowski ho dedicato più di un mal di schiena. La coperta terribilmente troppo corta l’ho maledetta in diverse occasioni. Il cuscino è stata la cosa più vicina ai miei sogni.

L’unica cosa che mi mancherà del bagno saranno le tendine della doccia. Spesso le ho considerate come il mio alter ego. Un muro così facile da abbattere, un muro sempre bagnato da acquazzoni di getti di doccia, un muro così superficiale. Non hanno mai adempito pienamente il loro compito, le mattonelle di terracotta del pavimento si bagnavano sempre. Meglio così, lo straccio per terra non ce lo passavo mai.

Certe volte vorrei che non ci fosse la finestra, nella mia camera. Avrei una scusa per inventarmi un mondo.
Ho passato bei momenti in questa stanza. Davvero.

martedì 26 gennaio 2010

Siberia

"Il ghiaccio si confonde con il cielo, con gli occhi, e quando il buio si avvicina vorrei rapire il freddo in un giorno di sole che potrebbe tornare in un attimo solo"

Una sirenetta muore e il fiume si dispera. Intrappolare tutte le speranze di una vita in una manciata di secondi, incastonarle nel più prossimo dei futuri. Racchiudere un’aurora boreale in 10 mega pixel. Provare tutto. I sogni sbagliati nelle notti sbagliate con la luna sbagliata. Poi solo le irriproducibili onomatopee del terrore.

In quel momento ti avrei ricordato anche se avessi perso la memoria.

venerdì 15 gennaio 2010

"siamo i tuoi anni non ci riconosci? Quelli vissuti disperatamente"

Mi chiedo quando è che ad un cantante smette di battere forte il cuore prima di un concerto; quando un esibizione dal vivo diventi solo un mestiere. Dopo 23 anni è così che mi sento. Vivere è solo un lavoro. E mal retribuito. Un arrivederci sempre più macchinoso all’infinito infante che pensavo di essere. Un suicidio a metà e nulla più. E se hai le mani sporche che importa, tienile chiuse e nessuno lo saprà. Quasi quasi oggi mi prendo un giorno di ferie e non vivo.

lunedì 11 gennaio 2010

adesso anche la neve è diventata nera. non mi rimane che cercare i pennarelli.

mercoledì 6 gennaio 2010

mentre i demoni giocano a nascondino


E alla fine è arrivato anche il 2010, e come al solito mi smarrisco in inutili introspettive su quello che non sarò mai. Secondo Martha Medeiros dovrei già essere lentamente morto da anni. E i saluti più cordiali prima della partenza sono stati quelli della Tim mentre mi comunicava che il mio credito era quasi esaurito. È stato un po’ come rompere le ossa ad un fantasma. Ho visto il mio meglio non bastare e sento che il mio corpo è ormai scaduto. Il mio cervello continua ad essere troppo sdentato per masticare il tedesco e nelle vene scorre più nicotina che sangue. Ubriaco fradicio negli incidenti di percorso. Non vedo nessun angelo blasfemo nei miei cieli nuvolosi. Mi sento dannato nell’epicentro quando i marciapiedi e le bottiglie vuote mi augurano un infelice anno nuovo. E cammino anonimo tra la gente come se avessi un #31# in fronte.
Tutto è triste.
Uccidere tutte le speranze per essere l’ultimo a morire.
Alla fine è solo una questione di stile.
Il gatto m'ha spruzzato il computer e lo ha messo ko. Così rieccomi alla mia vecchia macchina da scrivere. É più resistente. Sopporta piscio di gatto,birra vino rovesciati, cenere di sigaro e sigaretta, praticamente ogni cazzo di cosa. Mi ricorda me stesso. Bentornata vecchia mia, dal vecchio tuo.

venerdì 18 dicembre 2009

CONTRABBANDIAMO SCOIATTOLI

Dopotutto sono solo un piromane emotivo; uno che mette a fuoco le proprie paure. Le analizzo, le scompongo, e quasi mai riesco a riassemblarle nel modo giusto. E mi ritrovo spesso a lanciare i pezzi del mosaico da una finestra. E finisco sempre col sentirmi un due di picche tra quadri di Picasso, fiori di Van Gogh e cuori di chiunque. E allora penso che forse dovrei voltare pagina, ma la mia vita non é un libro. É un dipinto. E mi viene da ridere quando neppure tu capisci che quello che vedi non é il pomo d´adamo, ma il cuore in gola. Io continueró a taggarti in qualche sogno. Che troppo spesso dimentico che la mia vita é tratta da una storia vera.

domenica 6 dicembre 2009


La mia gioia si é infettata ed é andata in cancrena. Dovranno amputarla.

martedì 24 novembre 2009

fortissimo

Invincibile. Invulnerabile. Anche quando mi si spezza il cuore a metá, tanto two is better than one. I rospi che ho ingoiato sono diventati principi pronti a combattere ormai. E i miei giudizi sono verdetti. Se sto a testa basta sto semplicemente guardando il mondo. Se sto in silenzio non significa che sia colpevole. I nodi al cappio tornano al pettine. I cocci si possono sempre rincollare, o comunque restano un´arma da taglio. Se fallisco ci riprovo con la stessa perseveranza degli operatori di Tele2. E anche se non potró mai sconfiggere lo strapotere fisico di questa tristezza, continueró a stringere i pugni. Proprio come Che Guevara e Bud Spencer.

giovedì 12 novembre 2009

"Noi non crediamo in niente, Lebowski"

Se ci trovi un castello delle favole puoi anche mettertelo in tasca, tanto non c’è il rischio che in quella fiaba ci sia anche io. L’intolleranza al cacao mi ha portato via da una vita troppo simile ad una scatola di cioccolatini. E col tempo anche il miele diventa muffa. Ricordo il tuo entusiasmo da delfino mentre scappavamo dai nostri mostri di Loch Ness. Affrontavamo un’era glaciale senza giacchetto, tu con una felpa nera e io vestito di pelle d’oca.
E di tutti i miei difettosi pregi.

Non ho passato la revisione, mi farò rottamare, che tanto funziono male, respirare mi ha fatto venire il fiatone. Le nostre preghiere che non si realizzavano mai, forse perchè non abbiamo pagato i diritti d’autore a dio. Scavando buche nel nostro passato solo per cercare qualche rimasuglio di felicità sul fondo. E ora puoi anche festeggiare, ma la ciliegina della torta l’ho rubata io. L’ho messa insieme a tutti gli orizzonti in scatola che sognavo per te.
E insieme a tutti i miei pregiati difetti.

giovedì 5 novembre 2009

SIAMO DIVENTATI SPAZI PUBBLICITARI

Se dormivo in piedi, stavo senz’altro facendo bei sogni e la neve mi aiutava a dimenticare questo inferno e allora ridevo bene anche se non ridevo per ultimo. Cercavo un qualche tipo di saggezza molto astratta per colmare i vuoti della mia ignoranza. Una testa piena di domande e un insegnate nell’anima. E mentre sognavo di essere un marinaio in un oceano di clorofilla, mi sono trovato ad essere un pirata senza vascello tra persone che sono spazi pubblicitari. Tra vincitori che usano droghe. Tra cervelli malati di fimosi che non riescono ad uscire da una scatola cranica. E se dormo in piedi sto senz’altro avendo incubi. La naturale trasformazione da anima in piena ad anima in pena. Prestando attenzione a morire un numero dipaspari di volte per scaramanzia.
Ora a sorridermi è solo una U con la dieresi.
E certe volte mi mancano mamma e papà.
Ci ho messo una vodka sopra.

"Scusate, stavo avendo un flashback."

sabato 31 ottobre 2009

...nel rincorrerti ogni tanto mi si è slogato il cuore, e oggi sono sei anni che uccidi il mio tempo. E se oggi il mondo mi sembra più bello, non è cambiato il mondo, sono cambiati i miei occhi...

grazie

martedì 27 ottobre 2009

MENTRE NON FUMAVO SIGARI

Odio di girasoli bolle in pentola per un sole eclissato. Oggi non c'è posto per la razionalità, che a rigor di logica l'Everest è il cazzo del mondo e il pi greco è più accattivante della Gioconda. Quantificando la solitudine sono caduto costante e silenzioso e infinito e anonimo come pioggia inglese. E' possibile provare nostalgia per un mondo che non hai mai conosciuto? Non sono pazzo; ho solo bisogno di qualcosa che forse neppure esiste.
I miei fiori sono appassiti.
I miei cuori sono appassiti.
I miei colori sono appassiti.
E quecie con foglie nere disegnano il cammin di nostra vita. E nessuno verrà a disboscare questa selva oscura.

lunedì 19 ottobre 2009

le pareti del cervello non hanno più finestre

Certe volte tutto appariva giallo come il sole che non avevo mai visto. I bruchi sullo stomaco si evolvevano in farfalle; farfalle con ali di zucchero. Addirittura si estingueva anche il bisogno dell'impossibile, la ricerca di un'inquadratura sbagliata, per vedere qualcosa di bello, i quadretti del quaderno di aritmetica meno quadrati. In quei pomeriggi surrealisti, l'avevo trovato per davvero l'impossibile: era in tutti quei giorni in cui i tuoi pensieri microfonati rimbombavano nella mia testa, diventavano i miei pensieri, l'eco delle mie azioni. Impossibile era quando indossavamo la tuta dell'invisibilità ed andavamo sulla Luna, senza che nessuno ci vedesse, senza che nessuno ci sentisse, senza neppure toglierci le scarpe, proprio come se fosse casa nostra. Quel periodo avrei potuto vincere l'oscar come miglior attore non protagonista nel film della mia vita. Era come se le nostre menti avessero un walkie tokie. E come due affluenti del medesimo fiume, scorrevamo assieme a tempo di musica tra gli attentati terroristici dei tuoi sbadigli e le nostre divine commedie dei tuoi eventi quotidiani. E ora mi manchi. Proprio come manca vita su Marte.

Per te mi sono inventato un cuore.
E ancora mi manco.

E ancora indosso il tuo ricordo come una fastosa pelliccia, un vanitoso indumento che mi riscalda dal gelo di questa solitudine.

venerdì 9 ottobre 2009

e i pinguni sono scappati dallo zoo di Tokyo

Sto esaurendo speranze e sigarette. E per un attimo mi sono sentito così solo che il mio reddito pro-capite era pari al pil mondiale-universale. Una gazzella che invece di correre si nasconde. Dimenticandosi che dopotutto la solitudine è una cosa relativa. Molto relativa. Sotto grattacieli di cenere che cadono più veloci dei sogni, più veloci della luce, di fastweb. Il fumo uccide. E i miei sogni sono andati in fumo. Non andremo ad attaccare post-it sul cielo per ricordarci che dovrebbero esserci le stelle. Non andremo a succhiare l’universo con una cannuccia fino ad otturarci la trachea. Ho trovato l’interruttore ma la lampadina è fulminata. Dovrei tapparmi la bocca. Ma con un cerotto alla nicotina. Perché sto esaurendo speranze e sigarette.

martedì 22 settembre 2009

come i tuoi sogni uccisi da un raffreddore


la censura è una cosa troppo umana. ci ha resi tutti più deboli. proprio come i tuoi sogni uccisi da un raffreddore che poi alla fine non sono più risorti.

venerdì 4 settembre 2009

kill me again, with love

Ieri al lago ho trattenuto il fiato, e sono rimasto sott’acqua il più a lungo possibile. Breath control fatto in casa. Le tempie pulsavano fino a comprimermi la scatola cranica, i battiti cardiaci diminuivano poco a poco, l'aria era un'asfissiante mancanza. Ma in quel momento erano altri i bisogni di prima necessità. Semplicemente non respiravo, e fingevo che si trattasse di un tuo abbraccio, così forte da farmi quasi soffocare, da non farmi arrivare l’ossigeno ai polmoni, da farmi quasi morire.

Ogni volta che sentirò la tua mancanza andrò a cercarti sotto l’acqua, come se fossi una sirena.

Quando sarò in Germania e non potrò farmi il bagno riempirò il lavandino fino all’orlo, e mi sfiderò in dolcissime prove di apnea e sarà come averti accanto. Come abbracciarti. Abbracciarti fortissimo. Fino a soffocare. Abbracciati. Fortissimo. Io. E .Te.

lunedì 24 agosto 2009

i frigoriferi sono la fine delle relazioni umane

Oggi sono stanco come il mare a ferragosto, il sole si crede stocazzo e non sono neppure capace a suonare la chitarra. Ho fumato sigarette e ascoltato musica come fossero compiti per casa. E poi ti ho pensato fino a perdere la memoria. Come sempre ti ho dedicato una decina di battiti cardiaci extra al minuto. Meglio della libertà, meglio della vita. Poi mi sono distratto con parodie mentali inconcludenti. I frigoriferi sono la fine delle relazioni umane; la geometria delle mattonelle del bagno è quasi blasfema; tra meno di una settimana c’è il derby; il paradiso lo preferisco per il clima, l’inferno per la compagnia; sei un sogno ad alta definizione. Magari proprio ora apparteniamo a due universi distinti, lontanissimi. Magari proprio ora sogniamo sotto cieli diversi, stelle diverse. Magari però in questo momento stiamo guardando lo stesso programma televisivo, lo stesso telefilm di merda. Romanticismo da nuovo millennio. Ho ventidue anni e mi sembra di affrontare una crisi adolescenziale degna di un quattordicenne viziato. Se tutto va bene a trenta anni mi ritroverò a giocare con le bambole come quando di anni ne avevo sei. E le ginocchia sbucciate non faranno così male come allora.

mercoledì 12 agosto 2009

CAFFEINA NEI SONNIFERI

Perso in questi pomeriggi troppo emo, immagino i tuoi occhi simulare un tramonto. Forse ho un cuore di troppo. Forse, come le mezze stagioni, non esisti più. Forse morire sarà meno bello del previsto. Fatto sta, se il mio olmo fosse ancora vivo, mi sputerebbe in faccia. Non sono più lo stesso ormai da quando è entrato in vigore l’euro. Il cielo non è più il cerotto per le ferite sul mio cuore. La clessidra continua a scorrere e le pagine da leggere sono sempre di più. L’estate proprio non vuole finire, sotto il ritmo delle cicale che per l’occasione intonano un gotic. E nelle serate modificate etilicamente, ho trovato il volto di un amico sorridente nello sterzo della mia macchina. Com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore (me lo hai insegnato proprio tu, olmost blue, ricordi?). Nel tentativo di essere normale sono completamente diventato pazzo. Ora vorrei solo strappare gli occhi a tutti quelli che ti guardano. Chissà con che diritto poi. Ingoierò un ramo d’ulivo per raggiungere la pace dei sensi. Amo. Ed è il mio più grande limite.

sabato 1 agosto 2009



ti ho amata così forte che poi mi è imploso il cuore

sabato 25 luglio 2009

STAZIONE DI PISA

Le 4 del mattino alla stazione di Pisa sono durate una manciata di mesi. Nell’aria c’era qualcosa di più ghiacciato di un banale freddo puramente climatico. L’asfalto aveva qualcosa da dire. I distributori di sigarette avevano qualcosa da dire. Monologhi di foglie morte riempivano l’imbarazzante silenzio con me stesso. Trentasei gradi di temperatura fa ero diventato insensibile. Una cuffia mi allontanava ulteriormente da casa con le note di a warm place. Non avevo una felpa. Avevo freddissimo. E non ero solo. Le 4 del mattino alla stazione di Pisa sono state la manciata di mesi più belli della mia vita.
Le scorderò presto.

giovedì 16 luglio 2009

...when your life is so so dreary...dream...

La maionese è una salsa omogenea composta da olio, succo di limone, tuorlo d’uovo, aceto di vino, sale e zucchero. Può contenere tracce di senape. Mentre si mescolano le varie componenti, il preparato deve sadicamente essere sbattuto con una frusta (da cucina) per favorire l’addensamento. Se si aggiungono altri ingredienti a questo punto, si formano grumi. Può capitare che gli elementi non leghino bene. E la maionese impazzisce. La mia realtà densa e monotona di olio di girasoli non lega bene con le mie fantasie fragili e malleabili di tuorli d’uova, e i miei sogni di maionese impazziscono. Sogni che al contrario della maionese in bustine, non hanno un involucro speciale adatto al contatto esterno. Ogni legame con altre persone forma solo fastidiosissimi grumi. E, se come dice William Shakespeare, siamo fatti della stessa materia dei sogni, allora ho il diritto chimico di impazzire. Perché io sono di maionese.

lunedì 6 luglio 2009

la solitudine è libertà. l'ignoranza è libertà. l'incoerenza è libertà.

La solitudine è libertà. L’ignoranza è libertà. L’incoerenza è libertà. E io odio la libertà. Anche la disciplina giuridica attribuisce alla parola “libertà” un significato “negativo”. Che poi pure Masini l’ha capito che tanto dietro a una donna c’è sempre una mamma. Pensavo di essere schiavo dell’abitudine, poi il mio cane mi ha insegnato a non desiderare sorprese, ma certezze. Ripetizioni costanti di un amore platonico. Di un amore coercitivo. Di un amore vincolante e vincolato per il dolore. Ordinare le stesse cose da mangiare da una settimana, perché siamo stanchi di novità. E scoprire che Lindo Ferretti vota Berlusconi. Questioni di punti di vista. E io che ho fatto dell’inferno il mio paradiso terrestre non ho il diritto di parlare; non ho la libertà di parlare. E ne sono contento. C.v.d.

domenica 5 luglio 2009

www.depressionedimezzanotte.com


Ieri li ho sorpresi dipingere il giorno sulla notte con la luce di due fari. Mi sentivo come una telecamera nascosta delle Iene pronta per uno scoop dalle riprese amatoriali. Un amore liofilizzato del quale nutrirsi nei momenti più cupi. Un amore sintetico da assumere in piccole quantità per non andare in overdose. Un amore cartesiano senza punti di fuga. Mi decapiterei per togliermi questo malditesta dalle palle.

giovedì 2 luglio 2009

MARILYN MONROE A PORTAR VIA

La mia Marilyn Monroe a portar via entra precisa in uno zaino di medie dimensioni. Non c’è neanche bisogno di farla a pezzi. Non ha mai giocato con le bambole, convinta che le Barbie umiliassero le donne. Bidimensionale nell’universo. Ricordo i suoi sorrisi a luci rosse e le nuvole illegali che riempivano le nostre stanze abbandonate. Bidimensionale nelle mie tasche. Mi vedeva azzurro come un principe. Ridevamo inventando nomi per oggetti inesistenti ed eravamo stupidi come le barzellette sul Cucciolone. Bidimensionale nella pornografia. Prima di addormentarsi, si strappava gli occhi e li appoggiava sul mio comodino. Spesso li vedevo piangere, ma loro imbarazzati non avevano palpebre dietro cui nascondersi. Sui treni giocavamo a tris incidendo croci e cerchi sui nostri bracci. Vinceva sempre lei. L’ho conosciuta ieri. Dopodomani. Tre vite fa. Sedici evoluzioni or sono. Giurava che quando crocifissero Gesù lei era in bagno a rifarsi il trucco. Le sue unghie mi riportavano alla mente tutte le speranze morte nella guerra civile tra cuore e cervello che non sono state seppellite e ora girovagano tra le mie lenzuola come spettri. Non aveva bisogno dei pastelli perché tanto lei era l’arcobaleno. Quando partivamo scordavamo sempre di portare con noi il dentifricio, e la cosa ci divertiva da morire. Profumava di stelle. Amava la matematica. I suoi baci erano un assioma del piacere. Costruiva barchette di carta che non affondavano mai. Riciclava i miei sogni; nelle sue mani tornavano ad essere speranze, non delusioni. Faticavamo a sorridere da quando avevano inventato gli ombrelli. Bruciavamo per la passione e per l’effetto serra. Bruciavamo sotto la pioggia. Un giorno d’estate abbiamo cominciato a morire. Al ritmo dei gatti avvelenati in questo fottuto paese del cazzo. Tra cinque minuti lei potrebbe non esistere più. Ma come sempre continuerò a sentirla ancorata al mio nucleo caudato che stringe più forte per farmi girare la testa. E se dovessi sentire qualche fitta alla tempia sinistra, sarò certo che è lei che cerca di uscirmi dal cranio per comprare le sigarette. Sorriderò. Piangerò. Fischierò. Fumerò. Morirò di nuovo. Rifumerò. Fischierò. Piangerò. Riderò. Sarà bello provare la mancanza per qualcosa che non esiste. Per qualcosa che non è mai esistito. Per qualcosa che non esisterà mai. Per qualcosa come la mia Marilyn Monroe a portar via.

lunedì 29 giugno 2009

Lo Spionaggio Industriale Del Tuo Cuore

Conquista il mondo anche per me, che oggi ho troppo sonno. La mia buona volontà è sotto inchiesta e non ho voglia neppure di prendere appuntamento per una consulenza in suicidio. Passo le ore a ripetermi quanto facilmente ti dimentico. E penso a quante volte per limitare i danni ci siamo autodistrutti. tidimenticofacilmente. tidimenticofacilmente. tidimenticofacilmente. Facilissimamente. Vorrei prendere questo fottuto muro a calci sulle palle per una buona volta. La massa è un libro aperto ma io oggi sono analfabeta. Lo spionaggio industriale del tuo cuore non è impugnabile in nessun tribunale. La fine dell’estate darà i suoi frutti. Con ogni probabilità avariati. E io mi riempirò d’elio e volerò via.

venerdì 19 giugno 2009

ho scritto sulla sabbia che ti penso raramente

...ti penso raramente che la forza centrifuga del mio mondo non concede grossi agglomerati emotivi. pensieri di periferia scappati dalla metropoli della matematica di terzo liceo. il mare è solo un lenzuolo che non si può lavare e la sabbia ti appartiene in ogni caso. ma dalle tue conchiglie non si sente il rumore del mare...

si ringrazia vasco brondi per lo spunto

giovedì 18 giugno 2009

AFTERSHOW

Mi ero ripromesso che sarei tornato a piangere solo quando non sarebbe stata più una moda. Invece dovrò anticipare un po' i tempi. Questo dolore che mi rende così reale. Lo proietto con i miei occhi su queste pareti ingiallite che vorrei fossero un muro invalicabile. Le paure solo un mucchio d'ombre cinesi che nulla disegnano. Invece quella porta un po' a sinistra non ha una chiave. Troppe speranze. Seminare ricordi per raccogliere nostalgia. Non potrei mai farne a meno. Si sta rompendo una clessidra. Morire lentamente è un privilegio. Vorrei avere la giusta fantasia per surfare un'onda energetica, piuttosto che galleggiare in questi sbadigli rinnovabili. This is my final fit, my final bellyache. Almeno per ora. Ho letto il mio calendario. Dicembre arriverà anche all'inferno. E con esso l'inverno. Solo che quì nessuno festeggerà il natale.

sabato 6 giugno 2009

dove anche le tue parole non hanno più peso

Le stelle possono anche esplodere, tanto non si vede. A milioni di anni luce, nell'universo dove ogni forma è solo un'idea. Dove il cielo è sempre meno blu. Dove il cielo è sempre meno cielo e smette di essere solo il soffitto di una casa più grande. E sulla luna avrebbero dovuto issare la bandiera dei pirati per una questione di coerenza. Vestirsi di nero e tornare a sorridere, prima di andare a fare visita ai pesci abissali dimenticati da dio. Per sentirmi in diritto di abbandonare il mio unicorno su qualche strada isolata. Sono sporco ed onorato in tutte le albe che non ho visto. In tutte le occasioni che avrei dovuto perdere. Che ancora spero nell'avvento della nuvoletta grigia di Fantozzi sopra la mia testa. Che oggi ho la coscienza troppo pulita per addormentarmi serenamente. Che oggi sono proprio come quelle stelle che possono anche esplodere, che possono tranquillamente morire. Tanto viste da fuori brillano sempre. In quello spazio claustrofobico. Dove anche le tue parole non hanno più peso.

martedì 26 maggio 2009

non ho paura. sto solo abbaiando

Vorrei avere sempre paura. E riuscire a rinnovarmi nella costante routine. Invece sono troppo annoiato anche dai colori. Sbadigliare ed affacciarsi in un contesto totalmente nuovo. Nulla mi lascia a bocca aperta. Odio i vostri supereroi. Kill your idols. E giuro che anche se disprezzo non necessariamente compro. Prigioniero politico della mia rabbia, ecco che finalmente implodo e mi sposo con l'asfalto. Non sventolo più il cielo come una bandiera. Che troppi dei miei mondi sono stati invasi dai tuoi alieni. E completamente distrutti. E completamente spopolati. E non avevo paura. Stavo solo abbaiando. Mentre sudavo sette camicie di forza per mantenere la voglia di annegare in un pozzo di scienza senza fondo. Che detesto il romanticismo nella sua forma più banale. Che ad un mazzo di rose ho sempre preferito i fiori del male.

martedì 19 maggio 2009


Finalmente posso bruciare il dizionario, che tanto nulla ha più significato. Un paradiso di miele, di fiori pirotecnici, di carezze perpetue, di cose bellissime. Un paradiso comunque troppo lontano. I temporali e gli arcobaleni verranno a renderti grazia. E io farò rifare il cielo per quando tornerai a vivere.

giovedì 14 maggio 2009

Ripetizioni di epicureismo

Avrei bisogno di qualche ripetizione di epicureismo. E forse dovrei anche comprarmi un amico su ebay. Magari dall'Europa dell'est che lo pago di meno. Che non ha molto senso giocare ogni volta a nascondino da solo. Per sparire e non trovarmi più. E agguantare nella sconfitta una vittoria. Un trionfo. Gli stormi di uccelli neri come esuli pensieri devono essere nel cielo sbagliato oggi, perchè quì non si scorgono. In compenso, riesco a distinguere nitidamente il tuo profumo tatuato sulla mia pelle. Ricordi? Ne conquisteremo di galassie, io e te. A bordo di un concorde per inseguire chimere più velocemente. Chi va forte va incontro alla morte, lo so. Ma senza te non vado da nessuna parte. Sarebbe come uccidere ciò che è già morto. E io sono una salma tra pomeriggi colorati con la birra calda. Mentre ti dedico l'intera collezione a tiratura limitata dei miei sorrisi.

mercoledì 13 maggio 2009

non può piovere per sempre. purtroppo.

Le lucertole che corrono sul soffitto del mio cranio oggi sono più fastidiose del solito. Non riesco a prendere sonno. Nemmeno nel mio castello di periferia. E non è per il rammarico che anche oggi il cielo non mi cadrà sulla testa. E non è per la storica paura che Marilyn Manson esca dal mio armadio in piena notte. Mi è comunque di sollievo sapere che tutte le angosce nate con la camicia che mi perseguitano ormai da un paio di millenni veglieranno su di me. Nei secoli dei secoli. Negli angoli di un circolo vizioso. Ti farei posto tra il pancreas e l'intestino tenue, se solo tu volessi. Oppure tra i polmoni, anche se li sconsiglio perchè il fumo passivo nuoce gravemente alla salute. Ti farei alloggiare accanto alla milza. O proprio dentro il mio ventre. O sdraiata sull'anima. Ma non nel cuore, che è troppo pieno di segatura. Bisogna rimanere coi piedi per terra. Arrendersi al fatto che non può piovere per sempre, purtroppo. Sarei voluto salire in cielo per sabotare le nuvole, aprire i rubinetti. Ma Red Bull non mi ha messo le ali.

mercoledì 6 maggio 2009

Il Manifesto de "Il Dramma Delle Scale Mobili"

Sono il profeta del qualunquismo dai contorni distorti per il pulviscolo atmosferico del lago di sangue delle mie vanitose utopie sacrificate per trenta danari che ora evaporano in universi blasfemi e claustrofobici dipingendo nel cielo un malsano arcobaleno color inferno.
Sono il buio di cui ho paura che annulla in un assordante silenzio i cinque sensi promuovendo le urla disarmanti di mille speranze disidratate a original soundtrack di una scatola densa di incubi dotata di dolby surround.
Sono un dizionario di dispregiativi dinnanzi ad uno specchio impolverato e da nessuno bramato che raddoppia il peso di tali parole e ne riflette il logoro significato in un pianeta senza sole tra ninna nanne violente di un'orchestra di violini scordati.
Sono una discesa che non culmina mai. Sono Il Dramma Delle Scale Mobili.

giovedì 30 aprile 2009

oggi sono tutti. autocriticatemi

I miei sogni di nascosto si fanno di eroina. La realtà è il loro laccio emostatico. La mia lucidità la siringa. Così acquistano un senso le collassate in tuo onore. Tra lacrime a festa. Che se poi ci vedo doppio ti vedo due volte. "Ricordatevi di non bere mai dal mio calice che vi attacco la febbre e il male di vivere". Sono così impegnato ad ammazzare il tempo che stento sempre a capire che è lui che sta ammazzando me. La nostalgia come un kamikaze immola il mio futuro nel nome del passato. In questo preciso istante divento chiunque. Oggi sono tutti. Autocriticatemi. Qualsiasi azione sbagliata previa autorizzazione del mio alter ego. E io potrò deviare la linea retta del mio mondo ancora non sferico. Sempre più piatto. Alterare la mia realtà. Allentando così il laccio emostatico. E tornare sulla Luna per poter pisciare dallo spazio liquefatto sulla vostra Terra sempre più sferica. Sempre meno piatta. E sulla vostra morale coprofaga.

venerdì 24 aprile 2009

VERSI IN PROZAC

Alla pazienza delle querce dovrebbero dare una medaglia all'onore. E' superiore alla nostra quiete modificata geneticamente. E mai raggiunta. Solo utopizzata. Che nei nostri microcosmi non è mai venuto nessun dio a ripristinare il caos primordiale. Il disordine ancestrale. Dinnanzi al quale anche il disastro ecologico dei miei polmoni perde importanza. Mentre ascolto heavy metal sperando che qualche messaggio subliminale mi istighi al suicidio. Che gli ostacoli cominciano ad essere un po' eccessivi per le nostre caviglie martoriate da troppi sgambetti. Cadere una volta per tutte. Cadere in un sonno più profondo della morte stessa. Il mondo che vorrei è migliore di quello di Vasco. Il mio fottuto mondo pieno di ruggine. Spengiamo la luce allora. Affinchè l'uomo nero venga a consolarci. Perchè ne dovremo contare di pecore stanotte. Prima di meritarci di sognare.

mercoledì 22 aprile 2009

L'ARTE DELL'AUTOMUTILAZIONE part two (just in case of reincarnation)

Sono il nero di un chiaroscuro dosato male. Un brindisi con calici colmi di bile a chi trasformerà il mio cappio in guinzaglio. Femori in frantumi per strisciare meglio. Cocci d'ossa ovunque. Smarrito tra torte di mele e fist fuck mi sento perverso come una fragola avariata. Nelle orecchie solo il ronzio di mille ninna nanne urlate a squarciagola. Mentre mi amputo indice e medio. Che sono stanco di incrociare le dita. Voglio raggiungere l'apice massimo del nervosismo prima di impugnare il bisturi. Prima di farmi saltare i trentadue denti cariati e avere un buon motivo per non ridere più. Sono entrato in punta di piedi. Ne sono uscito pazzo. C'è qualcosa di abusivo in così tanta genialità. Devo solo inalare detersivo a sufficienza per farmi il lavaggio del cervello. E annullarmi. Che un cane non ha amici. Solo padroni.

Vorrei solo vedere i fiori appassire al mio tocco malsano.

mercoledì 15 aprile 2009

"Do you mean this horney creep?"

"Do you mean this horney creep?" Perchè oggi anche io mi risveglio da un coma. Da tre minuti in stato di morte apparente. Centottanta secondi più longevi di Beautiful. Se le mie pene future in una volta venissero ad affliggermi quest'oggi, son così felice che -son certa- si allontanerebbero ridendo. Come oggi potrei ridere del suono di un pianoforte. O di un funerale. Oggi non ho solo demolito le nuvole. Oggi ho creato un sole.

giovedì 9 aprile 2009

TALLONE DA KILLER

Il tempo non guarisce. Prolunga l'agonia. E oggi è uno degli ottomilacentodiciannove giorni peggiori della mia vita. Bisestili inclusi. Non mi emoziona più neppure un semaforo arancione. E ancora non mi taglio le vene con una lametta arrugginita solo perchè non ho l'antitetanica. Quei periodi in cui se avessi la macchina del tempo andrei a sabotare il mio parto. Da questo momento siete proprietàdeglistatiunitidamerica. Nessuna assicurazione sui danni morali. La cultura va contrabbandata. Cultura in polvere. Non è coi quiz televisivi che si premia. Costruirei una chitarra con le vostre corde-vocali-spara-sentenze. E sarei fiero di sbagliare tutti gli accordi. Della canzone più stupida del mondo -del tipo quella canzone è una cazzata ha solo due accordi-. Con la grazia di un mastodonte. Analfabeti collezionisti di libri. Sto venendo a lapidarvi. Con tutti i sassolini che ho nella scarpa.

violenza psicologica (di un rebus senza soluzioni)

Il tuo buonumore è alimentato ad energia solare. Che così non inquini. Ed ecco perchè muori nei giorni di pioggia. Quella pioggia che io amo. Ma che per tale motivo rinnego. Tanto mi basta chiudere gli occhi. E il getto della doccia diventa un sincero temporale mattutino. Solo a questo serve la fantasia. Che non ho nemmeno più voglia di tenermi a distanza di sicurezza dal sole. Che otto minuti luce sono una piccola eternità. Che se si spegne l'interruttore dei sorrisi me ne accorgo otto inesorabili minuti dopo. Otto primi nei quali sogno che mi stupri il cervello. Con la stessa violenza psicologica di un rebus senza soluzioni. Così come non ci sono soluzioni di continuità per tali speranze: gli otto minuti passano, ed io non ti scorgo più. Che poi non è un problema invalicabile. Perchè anche se non sarai mai mia, solo io conosco il tuo mondo. Molto più vicino al sole. Circa all'altezza di Mercurio. Il tuo mondo di pesci che quando dormono sognano di diventare uno squalo. Uno squalo vegetariano.

venerdì 3 aprile 2009

fuochi fatui per accendere le candeline della mia torta di non-compleanno

Sono appena tornato da una crociera su di una nave fantasma. Non è esattamente quello che sognavo. Ma è senz'altro la cosa che ci si avvicina di più. Sono solo un ospite disagiato in un pianeta troppo egregio per la mia ignoranza. Bande di robot emo e fuochi fatui per accendere le candeline della mia torta di non-compleanno. Storie di sconfitte autobiografiche e vittorie utopistiche. Di cui sono sempre il perdente morale. E in tutto questo mi proteggo dietro uno scudo di autoironia. Che nessuno ha più difficoltà ad essere cattivo. Evidentemente si saranno guastati i termosifoni all'inferno. Mi informerò. Che se fosse veramente così anche io andrei a farmi una vacanza nell'ade. Piuttosto che aspettare un'altra estate. Dove le punture di zanzara sono l'unica cosa che mi ricorda di non essere un fantasma. E aspetterò l'inverno per andare sotto qualche albero che piange foglie secche. Odiando con lui la borghesia dei sempreverdi. E lì tirerò il riso durante la celebrazione del funerale di tutti i spermatozoi martirizzati per te. Solo per te.

giovedì 2 aprile 2009

IMPERATORE del regno vegetale

L'ozio con nonchalance riempie il vuoto di questi giorni. Anzi, ne svuota il pieno. E mi proclama imperatore del regno vegetale. Che il tempo se la prende comoda. Con tutta la sua disciplinata pigrizia. E io sono in evidente inferiorità numerica per sconfiggere i millequattrocentoquaranta minuti giornalieri. Anche combattendo con tutta la mia buona-volontà-made-in-china. Diluisco allora l'anima con le lacrime. Sperando che la pesantezza di questa aria odierna la schiacci più in fretta. Anche Satana potrebbe commuoversi adesso. Ho percorso una lunga strada asfaltata a senso unico. E ora mi trovo davanti ad un bivio. Con due divieti d'accesso all'entrata. Nessun paracadute per la mia autostima. Vorrei solo non sentire il freddo anche a luglio. E il suono della massa che parla. Che tanto poi è solo un la bemolle.

venerdì 27 marzo 2009

PROVE TECNICHE DI DECESSO

le scale. gli elettrodomestici. i sassi. la flora. la fauna. il metallo. il legno. la carne. i dischi. i cuccioli. gli estintori. le sigarette. l'america. l'olfatto. i bar. i danni. la dinamite. le bestemmie. la crisi. i tamponi. il fato. gli occhi. i soprusi. le risa. i coccodrilli. i teschi. i sinistri. le bare. l'esodo. la religione. il carisma. le mercedes. i soldi. il buio. la notte. i tramonti. la colla. il cuore. i fiori. il silenzio. il vomito. le vertigini. il decesso. l'avvento. i vulcani. le stelle. la pace. Non provo più nulla. Assolutamente nulla.

lunedì 23 marzo 2009

non ho la testa tra le nuvole. ho il cielo in testa

Le bolle di sapone non dovrebbero scoppiare mai. E' quello che penso ogni volta che perdo a testa o croce con la forza di gravità. E desidero di essere una farfalla. O anche una busta di plastica bianca senza sponsor trasportata da una gelida tramontana. Che i miei sogni stanno stretti dentro ad un solo cassetto. Una reclusione simile al cercare su Google Earth l'isola che non c'è. Non ho la testa tra le nuvole. Ho il cielo in testa. Just like you. Just like Heaven. E allora ti regalo un mazzo di rose dei venti sperando di diventare quella busta che vola al flusso delle tue correnti. Prestando attenzione a non smarrirmi troppo. Come quella volta che avevo perso me stesso. E mi ero ritrovato circa due mesi dopo mentre scalavo quel pozzo senza fondo in cui ero caduto. E quando sono risalito la mia coda dell'occhio ha iniziato a scodinzolare. Evidentemente eri nei paraggi.

sabato 21 marzo 2009

becoming the universe

L'infinità dell'universo tutto sommato è solo un grande spreco di stelle che nessuno vedrà mai. E nello spazio non c'è crisi economica. E nello spazio non si parla di recessione. E proprio come lo spazio anche io non risento dell'inflazione. Che tanto valgo zero. Sotto le galassie che decorano la guerra santa del mio fegato. Immemore dell'ultima volta in cui ho mangiato con le posate. Maledetta burocrazia di coltello e forchetta. Tra ennesimi punti di sospensione che come una ghigliottina mi fanno perdere la testa. La mia testa china verso il basso. Come avesse abboccato ad un amo la cui lenza tira verso il nucleo della terra. La mia vita è rotta e tiene con uno spago, in diversi punti non in uno soltanto. Ma tanto qualcuno si limiterà a dire che non esistono più le mezze stagioni. Sottolineandolo più volte con una matita lebbrosa di troppi morsi.

giovedì 12 marzo 2009

sbirciare dal timpano del tuo orecchio per vedere i tuoi sogni

Passerei giornate intere a sbirciare dal timpano del tuo orecchio nel tentativo di vedere i tuoi sogni prendere forma nella tua testa. Per leggerti nel pensiero ed evidenziare le cose più importanti. Come le istruzioni per evadere dalla prigione della tua assenza. La tua assenza che mi rende identico ad Oscar Wilde. La tua assenza che è uguale ad un carcere. E in carcere il muro è ben solido e ogni giornata equivale ad un anno. Un anno i cui giorni sono molto lunghi. Sono quelli i momenti in cui invidio i coccodrilli perchè piangono solo per finta. I momenti in cui la mia sensibilità comincia a fare acqua da tutte le parti e si formano nuovi oceani. I momenti in cui guardo le stelle che hai inventato tu e penso che hai dimenticato di brevettarle e ora sono di tutti. Anche degli inetti. Poi finalmente sono riuscito a leggere quelle istruzioni. E per vincere la tua assenza ti ho fatto il dono dell'ubiquità. Così, ovunque tu sia, sei sempre anche nella mia testa.

sabato 7 marzo 2009

mi sono fatto la bua sul cuoricino

La tristezza non è un'opinione. Ecco perchè tutti sono una fauna. Squali bianchi in grado di percepire un millilitro di sangue tra un milione di gocce d'acqua. Lupi depilati che perdono il vizio. Leoni che quando muoiono non diventano erba. Nel fango affonda lo stivale dei maiali. Alla fine è solo uno spreco di fantasia. Come sempre. Come i bambini prodigio mangiati dai cassonetti della spazzatura. Come i pendolari insensibili dai cuori lobotomizzati. E non combatto più la solitudine con un doppio-click. Come nei momenti in cui avrei venduto l'anima per l'insuccesso. E nel periodo dei saldi avrei tradito a metà prezzo. Quindici danari. E voglio un assegno di disoccupazione per il mio cazzo. E uno anche per la mia coscienza. Dispiaceri concisi come una bestemmia. Essere presi a torte in faccia. Essere presi a torti in faccia. Che certe volte non basta il sapone per sentirsi puliti. I am so dirty on the inside. E se l'estate non piange mai, piangerò io per lei. La tristezza non è un'opinione.

venerdì 6 marzo 2009

tanto agli effetti speciali ci penserà George Lucas...

Una volta in circa due minuti ho buttato tre anni netti di vita. Poi generosamente hai perdonato le mie azioni. Le mie azioni che sono cattive. Proprio come quelle della Telecom. Con la differenza che non sono quotate in borsa. E tu le hai perdonate. Che tanto ci sono voluti ventinove morti per costruire il ponte di Brooklyn. E sei arrivata come un decreto-legge. Adottato in casi straordinari di necessità e urgenza. Con effetto retroattivo. Hai abrogato il mio passato. Disciplinato il mio futuro. E io ti ho convertita in legge. Senza di te il caos. E per convenienza ti porto sul palmo della mano sinistra. E ti sei sdraiata lungo la linea del destino. E andremo a trenta miglia dalla costa. Lontani dalla gittata massima dei cannoni. Così potrò regalarti tutte le rose che ti avrei voluto mandare. Senza essere colpevole. E se ci avanza un po' di tempo voleremo sopra le nuvole. Così non ci pioverà più addosso. Non so ancora come. Tanto agli effetti speciali ci penserà George Lucas. Gli effetti speciali dei tuoi sogni. E dei tuoi sorrisi cronici.

mercoledì 4 marzo 2009

L'ARTE DELL'AUTOMUTILAZIONE

Festeggerò il tuo ritorno con un'incisione netta della femorale. Mi amputerò i polpacci per rimanere in eterno sulle mie ginocchia. Mi strapperò il cuore e lo poserò con grazia accanto al cranio. E lo spappolerò, sperando che mosche e vermi vengano presto ad alleviare la mia solitudine. Forse, se mi strappassi i polpastrelli della mano sinistra uno ad uno, il dolore fisico metterà in secondo piano quello dell'anima, non credi? La mia bocca inventerà nuove coniugazioni verbali che sconfiggeranno il limite del passato, del presente e del futuro. Perchè passato, presente, futuro non esisteranno più. Mi scuoierò vivo e mi leccherò le ferite. Non per il bruciore, ma per il sapore del sangue. Tagli sulle braccia dai quali far evacuare il mio male. Anche la mia ombra vorrà scappare. Ma non potrà, perchè è in catene, come io vorrei essere incatenato a te. L'autolesionismo isterico sarà così divertente che la mia pseudo-ironia ucciderà la sottile differenza tra l'artista e il macellaio.

martedì 3 marzo 2009

"I HATE MYSELF FOR WHAT I'VE BECOME"

Anche se mi facessi crescere il codino non sarei mai Roberto Baggio. Mi adagio su quello che sono. Odiandomi con amore. Tra i fallimenti del mercato. E i fallimenti personali. Non riesco più a bere tutti i bicchieri d'acqua in cui mi sono perso. Non riesco più ad ingoiare pillole amare. Nemmeno con l'ausilio di tutto lo zucchero della galassia. Non riesco più a diventare l'oceano. I nessi logici della routine. I bisogni palesi non espressi. La mia voglia di vivere è tra gli oggetti smarriti. Non posso più diventare l'oceano. Con le onde anomale dei miei sbalzi d'umore. Con gli scogli dei miei desideri. I miei sogni affogati. E le loro carcasse sbranate dagli squali bianchi. E i castelli di sabbia sono stati tutti abbattuti. E anche quelli di pietra. Per me è arrivato il momento di andare. Di amarmi con odio. Premo il tasto dell'autodistruzione.

sabato 28 febbraio 2009

cambieremo le regole del gioco. per farti vincere.

Insensatamente mi laureo anche se tra tre anni finisce il mondo. Maledetti Maya. E subisco le prepotenze delle altre automobili. In silenzio. Il gabbiano non vola per le ali. E' una questione di mentalità. E mi faccio ricucire gli occhi dai minori del terzo mondo che fabbricano palloni di cuoio e scarpe firmate. Che la mia anima non ha specchi. O meglio il mio corpo non ha un'anima da riflettere. I nostri spiriti autocritici on demand. L'umiltà di essere orgogliosi nell'aver scoperto l'acqua calda. Cambierò le regole del gioco per farti vincere. Che a me di vincere non va più. Come quella volta che ho salvato il mondo. E sono passato alla storia. Ma a scuola non si arriva mai a finire la seconda guerra mondiale. E nessuno mi ha studiato. E mi sono demoralizzato per un po' di anni. Poi mi sono ricordato che non ho un cuore. Ho solo un muscolo cardiaco.

lunedì 23 febbraio 2009

E VISSERO PER SEMPRE INFELICI E SCONTENTI

Almeno combattendo contro i mulini a vento non ci sono feriti. Io invece convivo con una coscienza chiusa a riccio per non essere presa a schiaffi morali in faccia. E spesso calo una tendina nera sui miei occhi per non vedere i cieli underground, e il mio malessere scordato sopra la scrivania che mi aspetta con grazia. The pain is on the table. E voglio una frusta per domare le ansie egocentriche che mi ipnotizzano davanti allo specchio. Perdere due derby in una sera. Le sigarette un bene di lusso. I piani cartesiani. The pain is on the table. Perdere tre derby in una sera. Le sigarette un bene di lusso. I piani cartesiani. The pain is on the table. Perdere quattro derby in una sera. Una spirale che si ripete. Il mio piccolo montepremi giornaliero. Una spirale che non si ferma mai. Il mio grande montepremi diabolico. Una spirale sempre in movimento. Come un incessante moto drammatico di scale mobili condannate ad una discesa che non culmina mai.

domenica 22 febbraio 2009

coriandoli come piogge di petali nei funerali estivi

I coriandoli si insediano tra i nostri capelli, i nostri indumenti, i miei lutti interiori. E per questo carnevale mi travesto da persona felice. Il tuo entusiasmo invece è reale. E mastodontico. E vorrei paralizzarlo in eterno. Vorrei ibernarlo in cubetti di ghiaccio e scioglierli in un bicchiere di coca cola e berlo. Anche se un iceberg conterrebbe il tutto a stento. Vorrei bloccare l'itinerario dei carri in festa fermandomi davanti a loro, impedendogli di proseguire nella loro sfilata. Proprio come lo studente rivoltoso di Piazza Tiananman davanti ai carri armati. Cosicchè tu possa guardali sempre. Perchè i miei desideri cambiano sempre forma. E la mia mente è un centro di liposuzione che li adatta alle tue esigenze. E tu trasformi la mia maschera di felicità in pelle vera e propria. E anche la mia gioia diventa reale. Solo tu potevi riuscirci. Senza neanche esserti mascherata da fatina.

mercoledì 18 febbraio 2009

Si può morire anche se il cuore continua a battere

Le giornate si sono allungate. E io sto più male. Non mi sentirò mai al settimo cielo. Ma mi basterebbe il primo. Per poter andare a cancellare gli arcobaleni col correttore. Che lasciarli esposti così è un po' come dare le perle ai porci. Che poi ancora non riesco a capire cosa ci sia di sbagliato nel dare le perle ai porci. Che tutto sommato sono proprio loro quelli che ne hanno maggiormente bisogno. E c'è qualcosa di malsano nei miei desideri. Qualcosa di marcio nei miei sogni. E anche se ho fatto il bagnetto a tutti i miei batteri, continuo a sentirmi sporco. Si può morire anche se il cuore continua a battere. Morire sulla scia di tutte le tracce delebili che ho lasciato. E annaffiare la mia autostima non è bastato per farla crescere come avrei voluto. Proprio per questo continuerò a vergognarmi per i miei fallimenti. Perseverando nel sentirmi inadeguato. Davanti al figlio che non avrò mai.

martedì 17 febbraio 2009

A FORZA DI STORCERE IL NASO ME LO SONO FRATTURATO

Saliamo anche noi tre metri sopra il cielo a bordo del tuo magico tappeto volante e facciamo una strage di coppiette stupide e banali. Poi ci sdraieremo su qualche panchina. E per noi sarà anche meglio di un divano. E lì costruiremo mille aeroplanini di carta. Per sentirci degli ingegneri aerospaziali. Ma per colpa di qualche broglio elettorale non voleremo. Allora tu vorrai andare a casa. E io tornerò a sorridere col contagocce. E stavolta storcerò il naso così forte da fratturarmelo. E i sassi diventeranno biodegradabili quando saranno investiti dalle mie lacrime. Sarà come se il mondo deragliasse dalla sua orbita. Perchè il freddo sarà glaciale. E l'unica cura per il mio male sarà una bara. Allora andrò a dormire anche io. E se domani ti dovessi svegliare stanca, sarà perchè ti ho sognata tutta la notte. E domani ti dirò solo che ieri sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso. E non per la frattura scomposta del giorno prima.

martedì 10 febbraio 2009

disinstallamento degli aggiornamenti sospeso

Mi manca il senso dell'umorismo necessario per addobbare a festa i salici piangenti. Forse perchè sui miei zigomi la gravità è di parecchio superiore a 9,8 g e le mie lacrime scendono potenti come cascate. E sono cattivo. Tanto anche gli squali hanno un cuore ed un paradiso. E sono debolissimo, ma se dovessi morire prima di te troverei la forza per risorgere subito. La forza per urlare contro il cielo la mia immaturità artistica. La forza per scaricare gli aggiornamenti delle emozioni che mi hai installato. La forza di non lasciarti mai cadere. Perchè sei una vita portante. Senza di te l'Europa crolla. Senza di te in Italia si sta male. Senza di te terremoti ed eruzioni vulcaniche. E non esistono ombrelli adeguati per proteggersi dalle piogge piroclastiche. E per ovvi motivi precauzionali dovresti passare la tua vita dietro un cordone di velluto rosso. Ammirabile. E inviolabile. E incontaminabile. Proprio come le opere d'arte nei musei.

domenica 8 febbraio 2009

Tutte le canzoni del mondo sono scritte per te (tranne la Paranza)

La tua voce è un concerto. La prima volta che l'ho ascoltata ho pogato con il mondo. Ed ho fatto più danni dell'effetto serra e del buco dell'ozono. E mi è venuto il raffreddore. E nonostante tutto sentivo il tuo odore. Sarà che sei un Arbre Magique appeso al mio cervelletto. Ma ho la testa piena solo del tuo profumo. Un piccolo paradiso olfattivo. E posso tornare a mettermi la Vinavil sulle mani. Che hai disintossicato il mio Peter Pan. E il mio sogno nel cassetto era di diventare una albero. Perchè volevo respirare l'anidride carbonica che rilasciavi. Addirittura ero invidioso di tutte le piante che avevi in casa. Volevo essere un silvantropo. Dovevo essere un silvantropo. Ero un pinocchio all'incontrario. Un bambino vero che voleva tornare ad essere un pezzo di legno. Un ramo di ciliegio che ama ascoltare la musica. E tu sei la colonna sonora della mia vita. E ci sposeremo in pigiama. Perchè non ci piacciono le convenzioni. Perchè sei il mio 68. E la tua voce è il main event della mia Woodstock interiore.

sabato 7 febbraio 2009

PROVOCATE I STEGOSAURI e tutti gli altri erbivori

L'inferno è troppo caldo per il mio cuore di ghiaccio. E non c'è posto per la mia demofobia in un paradiso sovraffollato. Mi adagio nel limbo. Indossando guanti in lattice per essere più insensibile. Morendo ogni volta che vi vedo provocare i stegosauri e tutti gli altri erbivori. Condannandovi a morte dall'alto del mio trono. Con uno spazzolone del water come scettro. Con il mio esercito di ratti domestici. E fumando sulla vostra inettitudine, trasformo le vostre idiozie in catarro. La stupidità nuoce gravemente alla salute. Alla salute dei polmoni. E lontano dalla vostra arroganza fine a se stessa ho il diritto di sbagliare punto di vista. Ma tanto preferirete continuare ad arrampicarvi sugli specchi rotti delle vostre brame. Con il vostro cervello villano arrugginito da troppa logica. Col vostro cervello deficiente privato dell'idea che certe volte la caccia alle streghe è la soluzione più razionale. Ma stasera io avrò perso ancora. E nel cielo l'anello di saturno diventerà il suo cappio.

venerdì 30 gennaio 2009

...scritto con la glassa...
Mi chiedevo quando sarebbe tornato il 18 ottobre dell'anno scorso. Avrei aspettato anche in eterno. Che mi era già capitato di aspettare in eterno. Senza fretta. Tanto dopo di te il mondo finisce. E ti cercavo nei motori di ricerca. E puntualmente maledivo gli algoritmi inefficienti di Google e di Virgilio. Una volta sono anche venuti gli zombie. Ma mi hanno scambiato per uno di loro. E invece di mangiarmi mi hanno abbracciato. Poi in una sera di gennaio, il 18 ottobre è prepotentemente tornato. Ancora più bello del 18 ottobre. Ancora più 18 ottobre del 18 ottobre. E la perfezione delle tue impronta digitali ha offuscato il ricordo del fantastico concerto da cui ero reduce. E stando solo con te mi sono sentito brutto come i film su Teleroma 56. La notte stessa lago e cielo erano una cosa sola. Non c'era traccia di orizzonte. Sembrava di vedere l'inizio dell'universo. Sembrava di vedere l'orlo del mondo. La fine del mondo. E ne ero contento. Tanto quello non era il mio mondo. Il mio mondo finisce dopo di te. Allora avrei voluto scrivere su qualche muro "sei come una pergamena inedita del 700 in una biblioteca di libri già letti". E volevo scriverlo con la glassa. Che ti danno fastidio i teppisti che imbrattano i muri. Ma non l'ho fatto. Perchè era il 18 ottobre. E il 18 ottobre le mie frasi migliori non valgono nemmeno un tuo colpo di tosse.

IL PRIMO ABISSO

Dipinti da soli uggiosi in cieli monocromati, i tediosi pomeriggi incarnano una costante duplicazione di scontati desideri inabrogabili. Il perpetuo moto disarmonico dei miei pensieri urta un ignoto buonsenso occasionale. E' inverno e il mio umore si veste del colore delle foglie secche. Mi manca l'immaturità di non riuscire a decifrare il vuoto emotivo padrone di ogni aria che mi sta soffocando. La circostante inettitudine converge verso il mio credo, inebriando il mio alter ego di una vigliacca smania di abbandono. La comprensione è solo un appesantimento burocratico dettato da una collaterale indole perbenistica che ha offuscato il pretenzioso sentimento dalla quale dovrebbe naturalmente sgorgare. Smarrito in uno spiraglio di solitudine dovrei immolare i miei ideali per sconfiggere questo mio isolamento. Ormai è solo una questione di ponderare il dolore negli attimi sbilenchi di una nostalgia monarchica. Questo in cui mi trovo è un abisso atroce. E per la prima volta ho paura.

venerdì 23 gennaio 2009

Parole di un muto

Accidentalmente. Me la sono mozzata. Con un rasoio gilette cinque lame più una. Io volevo solo radermela. Che non volevo più avere peli sulla lingua. Per parlare più liberamente. Per avere qualcosa da dire. Che quando non si ha più niente da dire si merita di morire. O meglio, a nessuno interesserebbe più che si sia vivi oppure morti. Ma ho premuto con troppa foga. E me la sono amputata. Pazienza. Tanto non mi erano rimasti più baci da dare. Tutto questo è triste. Triste come un reality show. Triste come un funerale. Triste come quando speravo che se una bella fanciulla avesse pianto per me sarei diventato bellissimo. Che le favole d'amore sono solo per i bellissimi. Che il colpo di fulmine è solo per i bellissimi. Che finchè c'è vita non sempre c'è speranza. Blasfemismi psicologici. E quando ero un bambino, se parlavo senza mettere le virgolette nessuno mi sentiva. Pensavano fossi muto. Ma io non stavo in silenzio. Io parlavo. Una pistola col silenziatore non fa rumore. Ma spara. Possa Dio aver pietà delle nostre anime di merda.

mercoledì 21 gennaio 2009

PUNTO BIANCA DIESEL 1.7

Sono caduto dalle nuvole e mi sono sbucciato un ginocchio. E mi sono sentito patetico come i comici della tv che fanno battute sui testi delle canzoni italiane. Ma già da prima mi capitava di piangere a crepapelle. Che la tristezza che qualcosa finisca vince sempre sulla gioia che tale cosa sia iniziata. E tutto finisce prima o poi. Domicilio tra le nuvole incluso. Già lo sapevo da prima. E per questo mi capitava di piangere a crepapelle. Però quei giorni erano fatati. E talvolta tutto assumeva una proiezione atemporale. Allocazione indefinita. Contorni malleabili. La mia Punto bianca diesel 1.7 del 95 era come un bunker di cemento armato e finestrini anti-proiettile dove noi trascorrevamo i pomeriggi musicati da un obsoleto stereo a cassette, al riparo da un'indefinita guerra mondiale. E fuori, fuori le bombe.

martedì 20 gennaio 2009

Ossessioni Di Settembre

C'è stato un periodo in cui eri diventata un messaggio subliminale e per un decimo di secondo mi sembrava di vederti nei cartoni animati della Disney. O nascosta tra i puntini avana che compongono il dromedario delle Camel Light. E studiando Economia Politica, le curve di indifferenza del consumatore assumevano la forma del tuo taglio d'occhi. Ed ero convinto che se avessi ascoltato le canzoni dei Placebo al contrario, avrei sentito la voce di Brian Molko inneggiare il tuo nome. E ogni mattina la cornetteria davanti casa mia riempiva l'aria del tuo profumo. E passavo i pomeriggi segnando sul calendario le date in cui le linee che congiungono Terra, Sole e Luna avessero avuto un'inclinazione di 90 gradi. Perchè quando la Luna mostrava solo un quarto della sua superficie aveva le sembianze del tuo sorriso. E la notte che la circondava era pulita come la tua pelle. E tu eri l'universo. Un universo infinito che profumava di cornetti.

LEATHER PRIDE

Ho passato davvero troppo tempo a sbadigliare in un limbo abbandonato. Poi ho capito che programmare la libertà minuto per minuto era semplicemente la forma più totalitaria di schiavitù. Alla fine ho fatto ingresso nel mio mondo. Popolato da origami di carne con pelle di carta velina. Il corpo rilascia endorfine, quasi fosse l'epifania. Stato di apnea obbligatorio per l'eccessiva rarefazione dell'aria. In questo mondo Darwin è stato giudicato eretico e condannato al rogo. Che quì non discendo da una scimmia. Quì discendo da un cane. Meccanismi involontari di disciplina emotiva. La mia vita appesa ad un filo. Tu che corri con le forbici in mano. (è pericoloso correre con le forbici in mano). In questo pianeta le ombre sono nere perchè prodotte 100% in latex. E tutto è potabile. E tutto è commestibile. E all'inferno si gela come nel più freddo degli inverni. Quì mi trovo. E il mio armadio non sopporterebbe un altro cambio di pelle. Questa era libertà. Perdere ogni speranza era libertà.