giovedì 11 dicembre 2008
Non ricordavo la tabellina del quattro
Il nostro piccolo modo di essere ambientalisti consisteva nel rimanere al verde spendendo tutti i nostri spicci quotidiani nel mercato delle sigarette. Temevo che un giorno i tuoi occhi mi avrebbero sussurrato all'orecchio "ti odio da morire". In via precauzionale avevo montato degli ottimi pneumatici. Per attutire il crollo dell'orgoglio. Ero terrorizzato dai crolli. Il crollo dei Wall Street. Il crollo delle Twin Towers. Il crollo delle fondamenta del buonumore. Ero certo che se fossi caduto una seconda volta avrei iniziato a strisciare senza perdere tempo a rialzarmi. Tu lavavi il tuo splendido viso nell'acido solforico e io intanto stringevo amicizia con le tue cellule morte. In quegli anni le lancette del nostro orologio giravano in senso antiorario e noi tornavamo ad essere sempre più piccoli. L'universo invece raddoppiava. Poi si triplicava. Io avevo imparato a parlare prima di te. Ricordo che le tue prime parole furono " ai chent beliv de nius tudei, ai chent clos mai ais end ai mec it go auei". E sticazzi se non sapevamo come si scrivessero. Tanto eravamo sempre più piccoli, in quegli anni.
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