giovedì 1 gennaio 2009

NON ESISTE L'ISOLA CHE NON C'E'

Nella strada principale luci ad intermittenza con la duplice funzione di decorazione natalizia e antifurto per ladri epilettici rompono una conveniente oscurità. Svastiche sui muri riecheggiano le vergogne del passato nell'eternità. Oltre alle macchine, i dossi artificiali sembrano rallentare anche le mie aspirazioni. Chupacabra travestiti da cittadini succhiano tutti i sorrisi mai concessi. Due carabinieri sfrattano una barbona residente nell'atrio di un pallazzaccio mediocre. Parla da sola. Presto molti giovani d'oggi rideranno di lei. Nel bel mezzo di una ridente cittadina morta sogno di trovarmi in una stazione. Perchè le stazioni di Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna al sorger delle tenebre vivono. Prendono forma. Parlano. Respirano. Si ubriacano di universo con Ungaretti. Vivono di notte perchè il sole sa essere cattivo. Che se Dedalo e Icaro fossero partiti a mezzanotte sarebbero arrivati a casa sani e salvi. Con un paio di cuffie istigo il tempo al suicidio senza alcuna minaccia di morte. Un lavoretto pulito, senza lasciare nessuna traccia. Questo posto è stretto. Non c'è più ossigeno. Oppure sono io che non riesco più a respirare. La cosa che più assomiglia ad un'uscita di sicurezza è il suicidio. Cosmopolita di un posto che non mi appartiene. Cosmopolita di un mondo che non mi appartiene. Cosmopolita di un monolocale.

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