mercoledì 4 marzo 2009

L'ARTE DELL'AUTOMUTILAZIONE

Festeggerò il tuo ritorno con un'incisione netta della femorale. Mi amputerò i polpacci per rimanere in eterno sulle mie ginocchia. Mi strapperò il cuore e lo poserò con grazia accanto al cranio. E lo spappolerò, sperando che mosche e vermi vengano presto ad alleviare la mia solitudine. Forse, se mi strappassi i polpastrelli della mano sinistra uno ad uno, il dolore fisico metterà in secondo piano quello dell'anima, non credi? La mia bocca inventerà nuove coniugazioni verbali che sconfiggeranno il limite del passato, del presente e del futuro. Perchè passato, presente, futuro non esisteranno più. Mi scuoierò vivo e mi leccherò le ferite. Non per il bruciore, ma per il sapore del sangue. Tagli sulle braccia dai quali far evacuare il mio male. Anche la mia ombra vorrà scappare. Ma non potrà, perchè è in catene, come io vorrei essere incatenato a te. L'autolesionismo isterico sarà così divertente che la mia pseudo-ironia ucciderà la sottile differenza tra l'artista e il macellaio.

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